Se la leader dell’opposizione per non rispondere ad una domanda sulla eventuale realizzazione di un termovalorizzatore a Roma infila una supercazzola degna dei dialoghi di un film di post avanguardia, il Ministro dell’Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, avvocato Francesco Lollobrigida (con laurea all’università telematica Cusano) non vuole essere da meno.
Il medesimo, rispondendo ad un’interrogazione parlamentare sui motivi che hanno portato all’aumento del prezzo del grano (peraltro in caduta libera da mesi), ha affermato che la soluzione consiste nel selezionare nuove varietà più produttive, sulla scia di quanto fatto dal professor Strampelli un secolo fa. UN GENIO (il ministro).
Informiamo l’avv. Lollobrigida che da Strampelli in poi sono state selezionate, incrociate ed iscritte centinaia di varietà, alcune delle quali ottenute con mutazioni indotte (con raggi gamma all’interno del Centro della Casaccia del CNEN, ora ENEA), che hanno incrementato, e di molto, le rese del frumento.
I centri di ricerca hanno, in questi anni, avuto come stella polare due parametri: aumento delle rese e delle qualità tecnologiche del grano. E per aumentare le rese non si è lesinato sull’impiego di input chimici.
Semmai sono le pratiche sostenibili e gli aspetti salutistici gli aspetti meno trattati.
Ovviamente ci auguriamo che arrivino più fondi per la ricerca, ma nel frattempo, per aiutare i produttori italiani, ci permettiamo di dare alcuni semplici consigli (non richiesti) al ministro.
Aumenti i controlli per le navi cariche di grano che approdano nei nostri porti e distrugga il frumento irregolare, quello che contiene principi chimici sopra i livelli consentiti, anziché reimmetterlo nel mercato (come sin qui fatto). Ad oggi non si è avuta mai nessuna comunicazione di distruzione di carichi di grano irregolari.
Un altro semplice accorgimento che potrebbe essere introdotto (a gratis) è la rivelazione del nome dei mulini dove il grano estero è destinato: non per fare liste di proscrizione, ma per fornire ai consumatori un ulteriore elemento per poter scegliere.
Finanzi una seria e capillare campagna di informazione per chiarire perché il nostro grano è diverso da quello canadese (ad esempio).
Blocchi tutte le speculazioni finalizzate all’insediamento di impianti fotovoltaici nei terreni agricoli, altrimenti hai voglia a sperimentare nuove varietà di frumento se ti manca chi le coltiva; informiamo il signor ministro che la superficie investita a grano duro è scesa da 1,60 mln di ettari nel periodo 1996-2000 (Deidda et al., 2007) agli attuali 1.22 mln di ettari (dati ISTAT).
E poi, considerato il proprio curriculum, si circondi di persone che gli scrivano dei discorsi che abbiano un minimo di fondatezza scientifica ed eviti di lanciare anacronistiche battaglie del grano (ha già avuto la sua buona dose di critiche con la sostituzione etnica).
Finanzi dei seri programmi di ricerca che mettano al primo posto le nuove sfide dell’agroecologia (sempre che chi lo circonda gli spieghi bene il concetto) e le ricadute salutistiche di ciò che mangiamo: è questa l’unica battaglia che ha un senso.
Certo occorrerebbe un corso accelerato per decifrare questi consigli, ma il ministro dovrebbe essere abituato alla velocità negli studi, Cusano docet…