QUELLO CHE DOBBIAMO DIRE NOI GENITORI SU GIULIA E ALESSIA

C’è una frase che chi diventa genitore, prima o poi, si sente ripetere da amici e parenti: “Bimbi piccoli problemi piccoli; bimbi grandi problemi grandi”.

È un’affermazione vera nella sostanza, ma nessuno mai ti spiega esattamente cosa significhi.

La tristissima vicenda delle sorelle di Castenaso, travolte dal treno a Riccione, chiarisce la frase in maniera netta: la differenza tra i problemi dati da un figlio piccolo e quelli dati da un figlio grande è, sostanzialmente, l’area entro la quale un genitore può intervenire.

Un bambino piccolo, per quanto possa creare difficoltà, resta sempre nel perimetro di controllo del genitore. Lo stesso figlio divenuto adolescente esce di casa e mamma e papà, su di lui, non hanno più giurisdizione diretta.

Quello adolescenziale è un passaggio arduo, che mette alla prova anche la coppia di genitori migliori. Crescere un figlio è un mestiere difficilissimo, non esente da errori e passi falsi, per tutti, anche per quei genitori che si impegnano al massimo. Si spera soltanto di non farne di troppo gravi o irreparabili, di errori.

Per questa ragione, all’indomani del funerale di Giulia e Alessia Pisanu, il mio pensiero va al loro papà, distrutto per la perdita di entrambe le figlie e purtroppo distrutto anche sui social, dove un esercito di estranei lo attacca, spiegandogli, punto per punto, cosa ha sbagliato.

Sì, forse il signor Vittorio Pisanu avrebbe potuto essere più netto nell’impedire di andare così lontano, per tutta la notte, alle sue ragazze, anzi, ragazzine, ma la verità è che quando un figlio adolescente esce da solo, un genitore può solo pregare che ritorni a casa sano e salvo.

Perché in giro non ci sono soltanto i treni che sfrecciano a tutta velocità, c’è il passaggio accettato dallo sconosciuto, c’è il bicchiere offerto in discoteca da un amico che poi non si rivela tale, c’è il ritorno a notte tarda e l’aggressione nella strada buia. E potrei continuare.

Non c’è soluzione, bisogna fare un atto di fede: un po’ come ha detto don Giancarlo Leonardi, il parroco di Castenaso, durante l’omelia funebre: “Dare stima e fidarsi dei ragazzi terrorizza noi adulti, terrorizza anche me; ma è l’unica via”.

Bisogna cioè dare fiducia ai giovani, ma un po’ anche, in generale, confidare nella buona sorte, nella speranza che tuo figlio, tua figlia, non si trovi nel posto sbagliato al momento sbagliato e che, anche tardi, tu possa sentire quella chiave che gira nella toppa della porta di casa e, alle tre del mattino, chiudere finalmente gli occhi e dormire un po’.

Anche questa è una fase della vita, poi passa. Il figlio adolescente cresce, magari incontra la persona giusta, si sposa. Oppure, in una versione da single, comincia una sua vita professionale che, in qualche modo, gli regola i giorni e, soprattutto, le notti.

Finché anche lui, a sua volta, non diventerà genitore e il ciclo ricomincerà, con gli alti e i bassi, le fortune e le avversità.

E tutti sperano di attraversare quel mare in tempesta che, in fondo, è la vita.

Proviamo ad equipaggiarli, questi nostri figli, con tutti gli strumenti che servono per la buona navigazione. Più di questo non possiamo fare, se non dir loro “buon vento ragazzi”.

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