QUELLI CHE DI RIPARTIRE NON HANNO PROPRIO VOGLIA

“Entro venerdì 12 giugno pagheremo tutte le 419mila domande di cassa integrazione giacenti”. Lo ha assicurato il presidente dell’Inps Pasquale Tridico in un’intervista a Repubblica, in cui fa presente come si stia “notando un fortissimo calo delle richieste di Cig”, con una stima di “un meno 50%. Un dato che mi dice che il Paese è ripartito. Finalmente”.

E va bene. Fin qui va benissimo. Buone notizie.  Perchè comunque “la Cig, al 90%, è stata pagata. Certo, ci sono stati ritardi, il modello della Cig è molto complicato. Ma è uno strumento pensato per tempi normali, qua ci siamo trovati di fronte a un’apocalisse. Abbiamo avuto un infarto ma l’Italia è ancora in piedi. E dobbiamo dire grazie al nostro Stato sociale se il Paese, nonostante tutto, è rimasto coeso. Dobbiamo dire grazie alla Cig, ai bonus, al Reddito di cittadinanza”.

Però l’Italia non è solo questa. Non tutta. C’è sempre chi non ha nessuna voglia di ripartire. Che si sdraia in comodi calcoli. Per esempio, avverte sempre Tridico, “stiamo sovvenzionando con la Cig anche aziende che potrebbero ripartire, magari al 50%, e grazie agli aiuti di Stato preferiscono non farlo. Per pigrizia, per opportunismo, magari sperando che passi la piena e il mercato riparta come prima. In alcuni settori ci possono anche essere imprenditori che non affrontano le difficoltà della riapertura ‘tanto c’è lo Stato’ che paga l’80% della busta paga. Adesso basta scrivere Covid e noi paghiamo, senza controlli, senza burocrazia, senza sindacati; dal mio punto di osservazione, vedo un Paese con molte zone grigie. C’è ancora tanto lavoro in nero, c’è moltissimo lavoro in ‘grigio'”.

Anche nel nuovo mondo, post-Covid, o durante Covid, si pone sempre la stessa domanda: di quale Italia si parla, quando si parla di Italia?

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