Volendo rendere le cose più terrene e quotidiane, l’uomo cammina per le vie del proprio paese, della propria città, e attende le decisioni che possano aiutarlo a orientarsi nel pagliaio in cui si trova, sicuro, ahimè, di doverla trovare da solo la via d’uscita, perché nessuno mai lo troverà e lo guiderà verso l’uscita.
Le decisioni sarebbero le leggi, i decreti, le delibere, le….semplificazioni magari, queste ultime ambizioni inarrivabili ma molto frequentate da qualche anno, a parole almeno.
Se ne è parlato su diversi quotidiani, e non è certo la prima volta, le formule più gettonate ormai sono ‘salvo intese’ e ‘senza decreti attuativi’. Traduco: decido ma non decido.
La seconda, mestamente, ci ricorda che siamo incatenati a vincoli burocratici. Ti faccio la legge, poi ad attivarla ci penseranno i sottosegretari, i viceragionieri, i parafunzionari, i semisottoposti e forse anche i sottobicchieri.
La palla rimbalza da un ufficio all’altro per giorni, mesi, anni. A volte finisce in un anfratto dove nessuno ha voglia di chinarsi e recuperarla, tanto arrivano palle in continuazione, a che serve?
La prima, ‘salvo intese’, è forse peggio, ma si tratta di disfattismo da alte sfere, sconfitta assicurata comunque: io decido questa cosa in questo modo, ma poi da qui all’eternità, da qui all’attuazione, può accadere che sentiamo questo, sentiamo l’altro, sentiamo tutti, e questa cosa sarà forse un’altra cosa in un altro modo.
Un po’ come il gioco del telefono senza fili che si faceva da bambini, si parte con ‘elefante’ e si arriva con ‘ignorante’. Almeno la rima è salva. Salvo intese, chiaro.
Pare siano almeno 700 le norme in attesa di soccorso, disperse in mezzo all’oceano, l’oceano “che rende folli”. La citazione è dotta, proviene da “Le dodici fatiche di Asterix”, nel quale uno degli sfinimenti consiste nel riuscire a ottenere il maledetto lasciapassare A38 in un rimpallo tra innumerevoli uffici, l’ottusità dei quali viene messa in corto circuito solo dalla creatività dei nostri eroi.
Ho sempre pensato che partecipare alle decisioni che riguardano 60 milioni di persone fosse un compito ingrato, ma se si decide – appunto – di imbarcarsi nell’impresa, allora l’unica gratificazione possibile sono i fatti, vedere i risultati. Un compito ingrato ma edificante, a patto di non edificare castelli di carta.
Chi sarebbe contento di occupare una poltrona senza mai vedere risultati concreti? Qualcuno, sì, qualcuno ci sarebbe in effetti.
Per carità, conosco la sensazione, sono irresoluto anch’io, però in qualche modo cerco di tenere privata questa tara. Se due persone attendono una decisione da parte mia cerco di decidere, cerco d non aggrapparmi a un decreto attuativo. O a intese progressive. Se devi decidere per 60 milioni di persone la soma è certamente enorme, ma sai anche che non puoi indugiare nella sala d’aspetto.
La sala d’aspetto che, una volta ottenuta la chiave, si trasforma in labirinto, all’interno del quale non c’è bussola, non c’è rosa dei venti da consultare. Tutti i dispositivi bloccati e smagnetizzati. Un mondo parallelo con norme e regole imperscrutabili, tra irrealtà e teatro dell’assurdo.
“Per favore, potresti indicarmi la strada per uscire di qui?”
“Tutto dipende da dove vuoi andare”, rispose il Gatto.
“Non mi interessa poi tanto dove….”, replicò Alice.
“Se è così allora non importa molto quale strada tu prenda”, disse il Gatto.
“….purché arrivi in qualche posto”, aggiunse Alice (….)
“Oh, puoi essere certa di arrivarci”, disse il Gatto, “è solo questione di camminare molto a lungo”.
Come disse il mitico Yogi Berra, quando incontri un bivio, prendilo.