QUELLE NOTTI IRRIPETIBILI DELLA BELLA SILVIOTTA

di LUCA SERAFINI – Mezzo secolo di storia italiana in 200 pagine: radio, televisione, cinema, cabaret, musica, mondanità. La bella faccia del nostro Paese raccontata da una protagonista in prima fila, “la più famosa tra le meno famose” come si definisce Silvia Annichiarico. Lei è una cara amica, grazie al cielo parlare del suo libro “Ma la notte…sì” (Sagoma Editore) non implica condizionamento nel giudizio entusiasta. La recensione non riguarda la forma, infatti, perché è stata affidata alla penna di Gabriella Mancini, da una vita responsabile dell’intrattenimento per “La Gazzetta dello Sport” e a sua volta profonda conoscitrice della materia. Ad affascinare il lettore sono senz’altro i contenuti avvolti dalla magia di quegli anni, quei luoghi, quegli artisti, descritti con le parole e da oltre 100 fotografie che ritraggono personaggi, eventi, backstage e momenti intimi del meglio che abbiamo avuto sul palcoscenico per decine di anni.

Silvia è fedele collaboratrice e ispiratrice di Renzo Arbore, che non  a caso firma la prefazione (insieme con la postfazione di Renato Zero) e con il quale ha diviso buona parte della carriera, a partire dalla fine degli anni Sessanta per sfociare nel celeberrimo “Ma la notte no” (cult Rai nato a metà degli anni Ottanta).

La poliedricità di Silvia Annichiarico è stupefacente: cantante, attrice (13 film con Vanzina, Benigni, Troisi, Abatantuono, Pozzetto, De Crescenzo, Mariangela Melato, Nuti, Veronesi, Ornella Muti, Villaggio, Boldi, De Sica, Verdone, Avati, persino Mel Brooks), vulcanica inviata per “L’altra domenica” – al Festival di Sanremo realizzò interviste backstage memorabili, spontanee e dissacranti –, conduttrice, animatrice. Ma, soprattutto, speaker radiofonica. La radio è in fondo il vero grande amore di Silvia da mezzo secolo e la racconta con trasporto e passione, come fa ogni notte al microfono di “RTL 102,5”, titolare dei programmi “Doc” e “Ma la notte no” con Mino Mazzarino.

Divisa tra Roma e Milano negli anni della dolce vita, durante i quali lo show era prima di tutto show appunto e il business veniva molto dopo, Silvia racconta anche della pericolosa amicizia con “Il tebano”, Angelo Epaminonda, uno dei malavitosi più tristemente noti del secolo scorso, ma anche delle serate al microfono con Smaila e Predolin, Shel Shapiro e Jerry Calà, del legame con Marcella Bella, Alba Parietti, della confidenza con Bettino Craxi e Walter Chiari.

Renzo Arbore è il vate della sua vita professionale e privata (anche se il suo cuore va al grande musicista Augusto Martelli), ma è Arbore in realtà a definirla un caposaldo irrinunciabile: “Vispissima, ‘scetatissima’, informatissima e graziosissima, sa tutto e ha una formidabile memoria. Una fonte di ispirazione fondamentale”.

Tuffatevi nelle pagine della vita che Silvia Annichiarico ha descritto a Gabrilla Mancini: vivrete un’atmosfera antica, frizzante, percorsa anche da dolce malinconia, ma soprattutto molto buonumore. Ricordando un mondo che esiste ancora, eppure così profondamente diverso e magari neanche migliore. Sicuramente irripetibile.

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