QUELL’ACROBATICA ARRAMPICATA SUGLI SPECCHI DI CONCITA

Non sai mai se De Gregorio, in quanto Concita, ci faccia su o Le venga fuori naturale. Due pagine di repubblica per spiegare che la signora Soumahoro, signora delle cooperative disperate, già descritta come lady per dare quel tocco di british, la suddetta va difesa perché non fa altro che tentare di imitare altre donne, più o meno famose, che però non sono bersaglio di critiche e insulti vari.

Dice De Gregorio, in quanto Concita: ”… non puoi essere colpevole di essere la moglie di, figlia, amante, la cugina di. Donne appendice: questa sì una grande battaglia degna del femminismo di ogni epoca”.

Fin qui ci siamo, con qualche difficoltà ma ci siamo. Però, qualche capoverso prima la stessa giornalista segnala: ”Ho sentito dire che un regista importante sta girando un film sulla vita di Elisabetta Gregoraci, madre del figlio di Briatore. Di cosa abbia messo al servizio la sua bellezza, le domanderà certo. Non vedo l’ora”. Qui non ci siamo più, perché De Gregorio, in quanto Concita, per la Gregoraci usa: “… è madre del figlio” per poi alludere alle qualità intellettuali o simili della stessa.

C’è donna e donna, la signora Souhamoro, al secolo Liliane Murekatete, ha tutte le libertà di esibirsi ignuda o di farsi selfie con borse e valigie preziose, Lei non ha colpe, Lei non è la nipote di, perché, ecco che ricanta il motivetto, è opportuno inserire il Berlusca, non fa mai male.

La domanda sorge spontanea: ma De Gregorio impiega pagine due e un tot di battute di computer per sostenere che una “giovane bellissima donna arrivata in Italia dal Ruanda guardandosi attorno nel mondo nuovo abbia ritenuto che farsi fotografare poco vestita potesse essere utile. Cosa disturba del fatto che ami gli abiti firmati come la suprema imprenditrice del Paese”.

Manca il punto interrogativo, manca soprattutto il senso giornalistico, perché il problema non è quello dell’abito, della parentela, ma l’opportunità di esibire, viste le premesse e le promesse, anche perché a corredo delle due pagine c’è, sulla prima, quasi un poster della lady che si fotografa con cellulare, addobbata di ogni, con bagagli a mano che ricordano le iniziali di Luchino Visconti (lo scrivo apposta, perché questa fu una gaffe di un cronista dei favolosi anni Settanta), un ondame di capigliatura da mettere paura, in breve il facsimile in black di Chiara Ferragni, come ammonisce il sommario. Così siamo a posto, del resto mister Soumahoro tenta di emulare Fedez. Questa è la vera solidarietà.

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