QUELLA STRANA COPPIA LOLLO-INGROIA, DOCUFICTION

La sequenza dei “personaggi” professionali interpretati da Antonio Ingroia lo vede, in ordine cronologico, avvocato, magistrato, politico e giornalista-editorialista (per “Il Fatto Quotidiano”).

Le svolte della vita lo hanno per la verità riportato di recente alla casella di partenza: avvocato. Sappiamo però che se i cicli umani sono frequenti – paiono rispondere a una rigorosa legge di natura -, raramente le cose si ripetono nello stesso identico modo. Ingroia è infatti tornato avvocato, questo sì, ma con una sfumatura particolare: un avvocato streaming, potremmo dire, un legale Netflix se non del tutto fiction.

Dal pool (antimafia) allo streaming è una bella nuotata, anche solo attraverso il corposo vocabolario della lingua inglese. E’ però lui stesso a confermarla in un’intervista al “Corriere”: “Difendo Gina Lollobrigida. Mi ha voluto dopo avermi visto su Netflix”.

Lo so: in questa epoca a volte è difficile mantenere il contatto con la realtà. Che cosa c’entra Gina Lollobrigida – che ricordavamo flirtare con De Sica sr. in “Pane, amore e fantasia”, interpretare la Fata Turchina per Comencini e far da modello per una strepitosa parodia di Anna Marchesini – con il magistrato antimafia-accusatore, tra gli altri, del dirigente dei Servizi segreti Bruno Contrada, poi assolto, e del senatore Marcello Dell’Utri, pure assolto dalla Corte d’assise d’appello nel processo sulla trattativa Stato-mafia – che nel 2013 passò alla politica per candidarsi, con scarso successo, contro gli aspiranti premier Berlusconi, Bersani, Grillo e Giannino?

Nulla, se non che in questo Paese parecchie personalità hanno la tendenza a tornare a galla senza badare al fatto che il contesto in cui si ritrovano è piuttosto bizzarro.

Dopo aver partecipato a una docuserie di Netflix in qualità di difensore di Pino Maniaci, già battagliero giornalista e conduttore di “Telejato”, nello scontro con Silvana Saguto, giudice, ex presidente della sezione Misure di prevenzione del tribunale di Palermo, poi condannata per irregolarità nella gestione dei beni sequestrati alle cosche, il nome di Ingroia è tornato in circolazione. La docufiction ha raccontato una torbida “guerra dell’antimafia” che ha visto Maniaci, assolto, vincitore e il suo difensore Ingroia, di conseguenza, veicolo di un potente rilancio professionale. Al punto di attirare l’attenzione di Gina Lollobrigida, 94 anni, la quale abbisogna di un avvocato per la causa contro l’avvio della procedura di sostegno voluta dal figlio.

“Vogliono farla passare per rimbambita – ha detto Ingroia al “Corriere” con uno stile forse non proprio impeccabile – ma non è così”.

Ritroviamo dunque Gina Lollobrigida e Antonio Ingroia a braccetto sul palcoscenico della visibilità mediatica. Lo spettacolo si annuncia dubbio: interessante o triste? Staremo a vedere chi, tra i due, sarà alla fine la stella più sfiorita.

 

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