QUEL MAGNIFICO E DANNATO SUPER-IO CHE CI SALVA E CI OPPRIME

Una persona, per  me autorevole e che considero un’autorità, non più anziano ma molto più importante sul piano professionale, ha chiesto con cortesia a me e a un collega di svolgere un piccolo compito. Sebbene non ci fosse una scadenza fissa, io mi sono messo subito al lavoro, mentre il mio amico l’ha presa con tutto comodo, rimandando tranquillamente il lavoro a dopo le feste.

Nel mentre mi dedicavo a quest’attività, peraltro piacevole, non ho potuto non pensare quanto il mio potente Super-io si fosse immediatamente attivato.

Secondo Freud, che coniò il termine, si tratta dell’istanza psichica che regola il comportamento e presiede alla coscienza morale. In pratica, una sorta di censore interno che giudica i nostri atti e desideri, che nasce dalla necessità di porre un freno ai nostri impulsi. Si forma mediante il processo di identificazione con i genitori e le altre principali figure di riferimento, da cui interiorizziamo codici di condotta, divieti, ingiunzioni e schemi di valore, e rappresenta un ipotetico ideale verso cui tendere nella vita. Da un lato svolge una funzione positiva, contenendo i desideri e orientando le pulsioni, ma quando agisce in modo troppo massiccio può causare un senso continuo di oppressione o di non soddisfazione.

Trovare un punto di equilibrio tra senso del dovere e principio del piacere è la sfida per tutti. Un Super-io troppo rigido potrebbe essere all’origine di comportamenti eccessivamente conformistici, fino a vivere con sofferenza ogni deviazione da quanto presumiamo gli altri si aspettino da noi. D’altro canto, rispondere solo alle sollecitazioni interne che ci richiedono la soddisfazione dei nostri desideri, senza tener in nessun conto le esigenze altrui e della collettività, pure è un problema. E’ complesso armonizzare il rispetto delle regole con la necessità di contraddirle; il bisogno di cercare strade nuove, magari malviste dagli altri, con l’esigenza di salvaguardare le tradizioni. E’ certo che entrambi gli eccessi sono sbagliati: una vita con troppi doveri o una vita senza piaceri.

Tornando a me, spesso utilizzo l’ironia per trovare un mio personale, provvisorio e fragile punto di equilibrio.

Infatti, finito il compito, l’ho buttata in scherzo, pur restando in tema psicoanalitico.

“Guarda che io ce l’ho molto più grosso del tuo!”, ho detto serio al mio amico.

“Come?”, ha fatto lui, preoccupato. “Cosa ne sai? Di cosa parli?”

“Del Super-Io, sciocco, è ovvio!”

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