QUEI PRETI CHE RACCOLGONO FONDI PER I NO VAX

La vicenda di Mapello-Ambivere, località a pochi chilometri da Bergamo, sta facendo molto discutere. Da tutti i punti di vista. Ho cercato di elaborare un mio personale parere “da dentro” la Chiesa. Io, prete e, grosso modo, credente, che cosa penso da prete e da credente di una iniziativa del genere?

So molto bene e sono fortemente convinto che il credente e il prete devono – devono – interessarsi degli uomini e della loro vita comune, quella che comunemente si chiama “politica”. Il problema non è se interessarsi o no, dunque, ma il come, i mezzi, gli strumenti scelti. Un conto è essere un amministratore pubblico, politico, privato cittadino, prete. Tutti devono interessarsi ma tutti in maniera diversa. Elementare, Watson.

Il prete, dunque. Non solo, ma la situazione concreta nella quale il prete si trova ad agire. Siamo in un paese, piccolo, dove la popolazione è stressata dal problema della pandemia, dove gli amministratori sono impegnati ad allargare il più possibile l’area dei vaccinati. Anche perché tutti dicono che questo si deve fare: il governo, le autorità regionali, locali, quelle preposte alla salute pubblica… A tutti questi si sono aggiunte le autorità ecclesiastiche, il Papa, i sindaci… A raccomandare di fare quello che tutti dicono che si deve fare.

Non proprio tutti. Qualcuno dice che non si deve fare. I preti di Mapello si accodano, di fatto, a questi, ignorano governo, autorità regionali, sindaco, vescovo, papa e sostengono quelli che non vogliono fare il vaccino, organizzando anzi una raccolta fondi per coloro che, in alternativa al vaccino, scelgono di fare il tampone.

Questo hanno deciso i preti di Mapello. Con alcune inevitabili conseguenze, però. I preti, dunque, sposano la piccola minoranza contro la grande maggioranza. Può anche darsi che abbiano ragione, ma non è sicuro e non è facile dimostrarlo. E allora ci si chiede: per quali motivi hanno preso questa decisione? È in discussione il bene della comunità civile? Non risulta o, per lo meno, è difficile dimostrarlo. È in discussione il bene della Chiesa? Neanche. Anzi, qui è ancora più difficile dire che chi è no vax è più cristiano di chi non lo è. Ma allora, perché imporre questo stress a tutta la comunità cristiana?

E poi: chi ha deciso? Mi piacerebbe sapere se sono stati coinvolti il consiglio pastorale della parrocchia, i preti della fraternità sacerdotale, i consiglieri della CET, cioè le istituzioni comunitarie della Chiesa locale. Da quanto si sa, nulla. I tre hanno deciso e così sia. Nella Chiesa tutti sono uguali, si dice. A Mapello bisogna precisare, sulla scorta di James Orwell: “Tutti sono uguali, ma qualcuno è più uguale degli altri”. Molto più uguale degli altri.

Una domanda finale. E la curia di Bergamo che fa? Stando a quello che hanno pubblicato i giornali, la curia ha affermato che le posizioni dei preti di Mapello sono personali. La curia resta pro vaccino. Ci mancava!

Dunque: basta parlare a titolo personale e si può dire quello che si vuole. E se i preti spaccano le comunità che devono servire, pazienza. Ora, quello che hanno fatto i tre preti mi sembra un po’ tanto. Ma quello che ha detto la curia mi sembra decisamente un po’ poco.

 

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