QUEI FIGLI INASCOLTATI DEI NO-VAX SONO LA NOSTRA SPERANZA

Ci sono i no-vax, lo sappiamo, e poi ci sono i figli dei no-vax. Figli di genitori no-vax, figli contro, figli che non seguono le orme dei genitori e mostrano il senno che sembrano aver perduto coloro che li hanno procreati. Sempre più numerose le diatribe nelle famiglie nelle quali uno o entrambi i genitori sono contrari al vaccino, a differenza dei figli. Diatribe che non di rado arrivano al tribunale, dove si cerca non di trovare il senno perduto, ma almeno di ottenere il consenso al vaccino che il papà o la mamma o entrambi negano a sé e vorrebbero negare anche ai figli.

Il senno, certo, quel senno che sorprendentemente, e a volte in modo commovente, i figli cercano di restituire ai genitori che non riconoscono più, quel senno che in qualche tragico, straziante caso diventa il senno di poi. A volte per ravvedimento, a volte perché semplicemente è troppo tardi, è un senno che non troverà più la dimora e l’aspirazione naturale, il cervello dell’uomo. A volte perché il papà o la mamma muoiono di Covid, integralisti fino all’ultimo respiro, accecati da una causa persa in partenza, con l’aggravante di aver negato fino all’ultimo persino l’assedio, persino la minaccia.

Con l’aggravante, la più dilaniante, di aver negato il credito che avrebbero meritato le parole, le suppliche, le preghiere dei propri figli, che non si sono rassegnati, fino all’ultimo respiro ancora, e che ancora non si rassegnano, anche adesso e per qualcuno è troppo tardi, perché il Covid se l’è portato via il proprio papà o la propria mamma.

Così Jan Rek, ad esempio, inconsolabile figlio della cantante ceca Hana Horká, che la madre non ha voluto ascoltare e che ora si scaglia contro i movimenti no-vax che l’hanno spinta sulla soglia del baratro.  «Avete plagiato mia madre, che ha basato tutte le sue argomentazioni sulle vostre teorie. Vi disprezzo, siete uno spreco assoluto».

Jan ha dovuto assistere al progressivo dilagare della follia della mamma, alla demente risoluzione di farsi contagiare apposta per poter tornare alla vita normale senza dover fare il vaccino. Fino a morirci.

Così i figli di Alessandro Mores, quarantottenne di Vicenza, no-vax convinto. Irremovibile, indisponibile a qualsiasi trattamento, sordo di fronte ai figli imploranti, cieco di fronte alle loro lacrime, il virus lo ha braccato, lui lo ha deriso. Ora è morto e io mi chiedo se conoscere con certezza il destino che lo attendeva avrebbe potuto fargli cambiare idea. Me lo chiedo e non lo so, non ne sono convinto comunque, molti no-vax paiono posseduti da una sorta di voto che non è possibile sciogliere, nemmeno faccia a faccia con la morte e, quel che è peggio, nemmeno faccia a faccia con i propri figli che chiedono di esserci, di rimanere, di farlo almeno per loro. Il senno e la ragione della propria vita spazzati via così, il più assurdo e imperdonabile dei suicidi.

E così anche tutti quei figli ai quali accennavo in apertura, costretti all’aiuto di un avvocato per poter ignorare il veto del genitore no-vax, costretti loro a esser guida per chi li ha generati, a rimproverare, a insegnare cosa vuol dire avere senno e coscienza. Il contrario di quello che dovrebbe essere.

Più che agli sconsiderati genitori, credo che oggi i riflettori sia giusto puntarli su questi giovani figli, il cui giudizio proviene magari in buona parte da quegli stessi papà o mamme che ora l’hanno perso, anche irrimediabilmente, divorati da un morbo anche peggiore del virus stesso, come divorati sono ora i figli dall’impotenza, dall’incomunicabilità, da qualcosa che non troverà mai spiegazione e dalla quale mai trarranno consolazione.

Chissà cosa passa per la mente di un figlio al cospetto di un padre o di una madre che si lasciano morire così, senza ragione, un figlio che ha accolto gli insegnamenti che gli sono stato offerti e ora vede spento per sempre il faro della propria vita.

Comprendo la rabbia di Jan Rek, la furia nei confronti di chi ha scavato nella parte debole del cervello della madre, ma in qualche modo questi figli inconsolabili e pieni di senno riescono persino a infondere speranza. Per quel che vale.

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