QUATTRO ECOCRETINETTI POSSONO SFREGIARE TRANQUILLAMENTE IL SENATO

Preoccuparsi per lo stato del pianeta sul quale viviamo, sostenere pubblicamente e a gran voce la necessità di tener conto dell’evidente finitezza delle risorse naturali, invocare il rispetto e la cura dell’ambiente: tutti atteggiamenti che non solo rivelano una robusta coscienza civica, ma anche una invidiabile salute mentale.

Nessuno che abbia rispetto di sé stesso e di quanto lo circonda (persone, animali, cose) si sognerebbe di abbandonare la propria abitazione al degrado più vergognoso, di strappare i frutti della natura senza agevolare il loro ricambio, di imbrattare l’acqua che si appresta a bere o di contaminare il cibo che sta per ingerire. Eppure, quando si passa dal comportamento individuale a quello collettivo, dal particolare al generale, dal giardino dietro casa alla Terra, quelle che sembrano ovvietà scolorano e addirittura scompaiono. Ecco perché trovare la lucidità mentale per farne un pensiero risoluto e costante è un segno di salute: risponde alla logica, al buon ragionamento, alla cura del proprio interesse e di quello dei propri simili.

I problemi, semmai, incominciano quando dal pensiero si passa all’azione. L’ambientalismo è fenomeno dalla storia non certo millenaria, ma neppure lo abbiamo inventato ieri. La sua vicenda comprende capitoli molto interessanti, racconta di vite spese nell’impegno, ammirevoli avventure umane fatte di coraggio e di ostinazione. L’ecologia, insomma, ha i suoi santi e i suoi eroi. E, come tutte le vicende umane, anche i suoi fessi.

Dall’Inghilterra giunge notizia che il gruppo ambientalista Extinction Rebellion, che ha pagato con decine di arresti la propria politica di protesta, attuata con blocchi improvvisi di strade e di linee ferroviarie, azioni che in non pochi casi hanno portato al collasso il sistema nervoso di una metropoli immensa come Londra, ha deciso di cambiare metodo: “Vogliamo continuare a rimanere radicali”, hanno dichiarato, “ma con approccio differente, che irriti meno i cittadini”.

Non sappiamo se la decisione sia maturata al termine di un ampio e approfondito dibattito, oppure se a qualcuno di loro si sia accesa in testa una lampadina e agli sgomenti compagni abbia fatto notare come, forse, i cittadini che si ritrovano bloccati su un’auto o su un treno, lontani da casa, stanchi e magari affamati, non siano nelle condizioni migliori per accogliere gli ultimi bollettini sullo stato di salute della taiga boreale o per schiudersi emotivamente rispetto ai rischi di estinzione dell’elefante di Sumatra. Comunque sia, ci sono arrivati: l’avessero chiesto prima, vien da dire, Londra e altri importanti centri della Gran Bretagna si sarebbero risparmiati ore di furiosa paralisi, senza peraltro ne sia uscito qualcosa di positivo per la tutela dell’ambiente.

Chissà se un analogo processo di consapevolezza investirà prima o poi anche i militanti italiani del gruppo Ultima Generazione i quali, forse in preda a intollerabile agitazione per la sorte della pernice bianca, hanno imbrattato la facciata di Palazzo Madama, sede del Senato della Repubblica.

A parte il lungo (e tedioso) elenco di dichiarazioni ufficiali – sotto al titolo “Condanna unanime” di tutti i Tg – raccolte dai giornalisti tra personaggi istituzionali e rappresentanti della politica, ognuno dei quali ha voluto esprimere la sua variazione sul tema dell’“oltraggio”, senza spendere una parola su come sia facile attentare alle istituzioni, a parte il penoso teatrino si rimane sgomenti davanti alla constatazione di quanta poca strada possano fare l’indignazione e la coscienza ambientale quando passano dal cervello al braccio, dal cuore alla mano. Non si capisce come imbrattare un palazzo storico nel centro di Roma, che, nel momento in cui viene sporcato, non rappresenta tanto la sede di un ramo del Parlamento, quanto un patrimonio della collettività danneggiato da chi, in fondo, pure appartiene alla medesima collettività, possa apportare un beneficio all’ambiente e dirigere le coscienze verso la tutela del pianeta. Sembra piuttosto un attentato all’intelligenza. Prodotto naturale, questo, pure a rischio di estinzione.

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