“La fortuna della Lega è che noi adesso abbiamo buoni rapporti a Washington, a Parigi, spero a Berlino e anche a Mosca”, così sentenziò pochi giorni fa lo statista Matteo Salvini.
La parola statista a fianco di Salvini dovrebbe di per sé suscitare un certo imbarazzo e non posso negare il sarcasmo. Lui però è quel che è e se le cerca, inconsapevole del ridicolo che lo circonda e che emana. È così dai tempi del Papeete, se non fosse che è sempre il tempo del Papeete. A lui piace stare con quelli forti, quelli ricchi, quelli che ce l’hanno duro, per citare il grande vecchio abiurato.
Nella serata tragicamente storica, ad esempio, appena dopo lo scempio diplomatico fra Trump e Zelensky e dopo aver applaudito le ”maniere forti” americane, è tutto un fiorire di battute, sorrisi, tuffi in piscina, ciuffi bagnati e cocktail. L’occasione è uno dei “forum in masseria” di Bruno Vespa, dalle parti di Grosseto, le belle serate diciamo culturali organizzate dal direttore della RAI (no, certo che no, ma sembra), a cui fanno seguito feste e bisbocce in hotel alla buona, dalle parti di Saturnia. Alla buona per dire, ma le belle serate sono occasione di incontro e confronto, anche in questo caso per dire, tra grandi personalità del Bel Paese.
E infatti Salvini a un certo punto si trova vis-à-vis con la Maria Elisabetta Alberti Casellati, già presidente del Senato, non esattamente memorabile, e portatrice di qualche episodio imbarazzante di suo, oltre che di una certa spocchia. E allora che fare? Ma un brindisi diamine! Gira pure della vodka e dopo un bagno in piscina e il petto in fuori gocciolante, vuoi non farlo un brindisi col quale ci si dà appuntamento a Mosca?
Nella baraonda arriva anche lo scatto celebrativo, con la Maria Elisabetta e con l’anfitrione Vespa, la crema insomma, e con tempismo impareggiabile arriva la battuta per cui sbellicarsi. Lui, in camicia, coi capelli ancora bagnati, fiero del suo umorismo, ci fulmina: “Ho solo la camicia, look Zelensky!”.
Ma sì, ridiamo di tutto e su tutto, in fondo sono morte alcune persone ma che ci si può fare. E poi lui la guerra non la vuole, l’ha detto più volte, vuole la pace, la diplomazia, e vuole più di tutto avere un posto al sole a fianco dei potenti e dei ricchi. I quali nemmeno sanno chi sia, ma lui la foto ricordo la vuole e la metterà nella locandina della prossima campagna elettorale.
Va d’accordo con tutti Salvini, o almeno vorrebbe, con tutti tranne che con gli italiani, a giudicare dalle ultime tornate elettorali. Va d’accordo con tutti, a Washington, a Mosca, a Berlino, a Parigi, ma fatica ad andare d’accordo pure con i suoi, entro i confini nazionali, pare, anche se a lui non importa.
A lui importano le verande da condonare, le cartelle esattoriali da rottamare, il ponte sullo stretto. Sulle ferrovie e sui trasporti in genere già si scalda meno, gioca sulla difensiva, ma del resto lui è uno da Champions, è uno dal respiro internazionale.
In Polonia infatti lo ricordano con affetto ancora oggi: le magliette con il suo volto le usano per giocare a freccette. A chi il Papeete, a chi il tirassegno.