QUANTI DANNI FA ALL’AUTISMO VERO L’AUTISTICO CON I SUPERPOTERI

“Avvocata Woo” è il titolo di una serie tv che sta avendo grande successo su Netflix. La protagonista è una ragazza autistica con grandi capacità, che le permettono di diventare un avvocato infallibile. In tenera età ha letto, immagazzinato e memorizzato i codici penali e civili, i commi, le norme e le eccezioni, tutto quanto nella libreria del padre ha a che fare con la giurisprudenza.

Chi ha visto la serie assicura che non vengono taciute le difficoltà della vita di tutti i giorni, dalla diagnosi alla vita adulta, io non l’ho vista e non ho motivo di pensare che il successo non sia meritato, però mi soffermo su una tendenza che pare ormai quasi inattaccabile nel modo di rappresentare l’autismo.

La televisione, il cinema, Hollywood se vogliamo, paiono non riuscire a prescindere dalla sindrome dei super poteri e degli effetti speciali, che traducono o presumono di tradurre i processi mentali degli autistici mentre mettono in moto le proprie facoltà straordinarie.

Da “Rain man” in avanti, fino a “The good doctor” e “Touch”, l’autismo da intrattenimento e da divulgazione di massa non può fare a meno delle doti fuori dal comune, ma io non sono sicuro che questo sia un buon servizio alla causa. Esiste, è vero, una cinematografia più realistica, inevitabilmente più spietata, ma rimane solitamente confinata al circuito degli addetti ai lavori.

La classificazione attuale dell’autismo prevede che si parli di “spettro”, un ventaglio di possibilità che da un estremo all’altro passa da handicap enormi, difficoltà gravissime e necessità di supporto pressoché sistematico e continuo, fino a condizioni più lievi, persone con grande autonomia e capacità cognitive nella norma, quando non superiori, che possono condurre vite indipendenti con supporti minimi e periodici.

Le cose sono molto più complesse di questo vago schema, ma quel che non emerge nei processi di divulgazione di massa è una ragionevole equidistanza tra i due estremi dello spettro.

L’autismo brutto, sporco e cattivo non fa audience e lo comprendo, ma l’effetto che una certa spettacolarizzazione produce può essere deleterio, può creare a sua volta un ventaglio di possibilità che passa dall’ammirazione stupefatta per i superdotati, all’inutile e irritante pietismo per le persone maggiormente in difficoltà. Siamo comunque, e questo è il punto, lontani dalla realtà, dalla nuda verità.

Quasi sempre anche in queste edulcorate serie tv ci sono riferimenti chiari alle difficoltà della vita pratica, ai tormenti delle famiglie, alle difficoltà relative alla socializzazione e tutto il resto, ma quasi mai hanno la cruda e drammatica persistenza della quotidianità, e vengono ad ogni modo sublimate da un riscatto innescato da iper-dotazioni, che chi vive con l’autismo comune sa essere molto poco comuni.

La sfida è e dovrebbe essere ben altra, scovare i super poteri delle persone meno dotate e mettere in luce la fatica e la loro incredibile capacità di sopravvivenza in questo difficile e complicatissimo mondo, perché per quel che mi riguarda questi sono i veri super poteri, inspiegabili e sorprendenti.

Vivo certe rappresentazioni dell’autismo come una banalizzazione e un allontanamento dalla realtà. L’autistico superdotato non è la norma, è l’eccezione: bisogna che tutti lo sappiano. Tempo fa lessi un racconto di una mamma, raccontava del proprio figlio che periodicamente tornava a strapparsi i capelli: “La verità è che l’autismo complesso non lo racconta quasi mai nessuno. Perché a chi fa piacere sapere che ci sono bambini che urlano tutto il giorno, non parlano, non dormono, hanno paura, si fanno male e sono arrabbiati?”

È solo una pagina del discorso, non significa che persone autistiche molto dotate e le loro famiglie non subiscano comunque grandi frustrazioni e sofferenze, al contrario. Ma resta il fatto che un certo modo di divulgare la questione induce a rivolgere lo sguardo esattamente dalla parte opposta rispetto a quella che vuole rappresentare, la parte dei brutti, sporchi e cattivi.

Un pensiero su “QUANTI DANNI FA ALL’AUTISMO VERO L’AUTISTICO CON I SUPERPOTERI

  1. Paolo dice:

    Ho visto la serie e l’ho trovata splendida. I “superpoteri” della protagonista sono un escamotage pubblicitario che nella storia hanno un impatto molto ridotto: delle 16 puntate compaiono in due-tre casi peraltro marginali, per il resto i casi vengono risolti con spirito di osservazione o una conoscenza dei testi assolutamente comuni, anche se enfatizzati con effetti speciali. La protagonista non è un supereroe ma una persona, con pregi e difetti che cerca di crescere in una situazione difficile. In più la serie è anche su come la società affronta le diseguaglianze, non solo l’autismo, e, nel mio caso, mi ha indotto a un serio esame di coscienza. Consiglierei di vederlo.

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