Roma, liceo linguistico “Tacito”, seconda classe, i compagni sono impauriti da Edoardo. Un primo anno sereno e positivo, un secondo anno complicato, conflittuale e caratterizzato da comportamenti problematici, complice il cambio dell’insegnante di sostegno e qui già l’analisi deve fermarsi. Nulla so di Edoardo e nulla so del contesto e troppo spesso ascoltiamo disamine saccenti e sconclusionate su questioni di cui nulla o poco conosciamo, con la presunzione che aver incontrato l’autismo – ad esempio l’autismo – ci dia il diritto di accampare familiarità. Certo non conosciamo Edoardo e quel che accade al liceo “Tacito”, non lo conosco io almeno e viene difficile andare oltre la cronaca.
Quando le reazioni sono solidali è facile, meno quando le azioni non sono accomodanti, come esprimere il timore di avere in gita il compagno difficile, imprevedibile, incomprensibile, anche se ci si dimentica sempre quanto possiamo risultare incomprensibili noi ai loro occhi. Morale, Edoardo in gita non è gradito, si ritira dalla scuola e la scuola stessa ora prova a ricucire i fili strappati.
Di pochi giorni fa è anche la notizia dell’autistico che accoltella la psicologa, per quale motivo non sappiamo, certo un motivo di natura terrorizzante, inaspettata, dolorosa e quel che ci restituisce questo scenario di racconti sempre più fitto è qualcosa che parla dell’autismo, ma forse parla in modo più esplicito di chi autistico non è, o in generale di chi non ha disabilità mentali, delle reazioni che queste disabilità innescano.
Tutti questi episodi parlano di noi che neurodiversi non siamo, non nel bene o nel male, ma nel modo in cui spontaneamente rispondiamo alla presenza di comportamenti più o meno estremi, oppure a comportamenti che ci permettono di sfoggiare la nostra natura buonista e corretta in modo facilone e poco analitico.
Pochi giorni fa a Bergamo un ragazzino autistico si presenta alla fermata della funicolare con i genitori e il proprio amato cane, così importante per lui e per la sua crescita abbiamo letto. Gli addetti alla funicolare li bloccano, i cani sulla funicolare possono salire solo se indossano la museruola. Imbarazzo generale, gli altri passeggeri che si rendono conto di cosa sta accadendo improvvisano una campagna di sostegno a favore del ragazzo: se non può salire lui con il cane, allora non saliamo neppure noi, chiamate pure la Polizia, chiamate il sindaco, siamo Capitale della cultura non solo per i monumenti e via di questo passo.
Tutto molto bello e tutto molto sbagliato, mi permetto. Per quale motivo se esiste un regolamento sui cani, deve esistere una deroga a favore di questo cane? Bastava informarsi prima, procurarsi una museruola, spiegare le motivazioni al ragazzo ed evitare la bagarre. Aver eretto barricate a favore dell’autistico in questo caso certo gratifica la coscienza di chi si è schierato, ma siamo sicuri che serva per la crescita e l’educazione del nostro giovane amico? E questo per sottolineare che episodi di questo tipo dicono molto del mondo e molto poco degli autistici o di chi cerchiamo di aiutare.
Il nostro giovane amico ha bisogno di comprendere il mondo innanzitutto, di imparare a comprendere i messaggi e conoscere le convenzioni sociali, avere la strada spianata dove non è necessario non lo aiuterà a vivere meglio in questo mondo maledettamente complicato.
Non si tratta dunque di giusto o di sbagliato, per le persone autistiche, per le persone con disabilità mentale, per tutte le persone, si tratta di conoscenza, di conoscenza reciproca. È importante e decisivo conoscere cosa significa essere autistici o altro, è sempre importante e decisivo conoscere la singola persona ed è sempre decisivo e importante provare a conoscere come funzionano le cose nel mondo, come funzionano i rapporti sociali.
Leggeremo di nuovo e poi ancora di episodi simili, apparentemente giusti o sbagliati in modo scontato, chiaro, lampante, ma solo la conoscenza ci permette di essere equi nei giudizi. Non c’è deroga possibile a questa regola, nemmeno se parliamo di disabilità.
Parla di regolamenti, regole di convivenza che tutti dovremmo accettare compresi gli autistici… ma è sicuro che gli autistici vedano che noi rispettiamo le regole?
No, ha ragione, non ne sono per niente sicuro. Anzi, mi pare evidente, come immagino paia evidente a chi ogni giorno vive con persone autistiche, quanto i nostri comportamenti siano incoerenti e inaffidabili.
Però le posso assicurare che ci sono regole e comportamenti che possiamo spiegare e dei quali possiamo garantire il rispetto. Un cane su quella funicolare non sale senza museruola e lo possiamo spiegare in modo chiaro e comprensibile, anche al ragazzo autistico.
Poi, infinite altre regole di convivenza vengono costantemente disattese da tutti noi, è così vero, e questo rende incredibilmente difficile essere educatori efficaci e credibili. Al punto che non basta certo essere buoni professionisti, occorre essere persone credibili e affidabili, quasi amici dove è possibile, per poter giustificare e rendere comprensibile la regola ma anche l’eccezione che puntualmente si presenta.
La ringrazio, considero il suo commento veramente prezioso.
Stessa cosa se trattasi di adulto e bambino. Le regole vanno rispettate per dare il buon esempio, ma non sempre è così, purtroppo.