QUANT’E’ OSCENA LA SORPRESA PER SCAMPIA

Un modello di avanguardia edilizia. Scampia è un nome, una cosa, quella roba lì che Napoli non si merita, almeno la Napoli giusta, non quella lercia, furba, maligna che approfitta di una storia antica per vivere di sotterfugi.

A Scampia è venuto giù un pezzo delle Vele che, scritto e pronunciato così, fanno immaginare voli leggeri e aria fresca, invece sono discariche di esistenze ai margini, traffico di tutto quello che non si deve però si può, malaffare consegnato ad una letteratura ugualmente sporca.

Morti improvvisi ma previsti, quanto meno prevedibili, perché quelle dimore da sempre sono in equilibrio precario, non per bradisismi o altri eventi della natura, ma per l’incuria e/o la falsa manutenzione, infine perché non degne di ricevere vite, famiglie, esseri ingannati dalla prospettiva di avere un sito immobile e poi, tragicamente, mobilissimo.

C’è tutto il copione della sceneggiata napoletana, dico dei commenti, degli elzeviri, delle inchieste istantanee, Iene ed affini, si va all’attacco della politica e ci si tiene, astutamente, a distanza dai criminali che si abbuffano di Scampia e simili, meglio scrivere governo ladro, di qualunque parte politica sia, ma i veri ladri di vita restano nel canneto, prevedo ghigni sguaiati mentre un metro più in là lacrime e strazi, prefiche pronte all’uso, il teatro, anzi il teatrino di ieri, oggi e domani, Napul’è mille paure mica pizza, sole e mandolino.

Ci risiamo con il repertorio che accompagna la qualunque di quella terra che sia pallone, melodia, recitazione, vicolo e panfilo, Vesuvio e Pompei, Eduardo e Saviano (o’ scarrafone), eccoci qui a raccontare, almeno tentare di farlo, quello che è accaduto e non doveva accadere ma accadrà ancora, come le parole dell’officiante al funerale delle vittime, come la partecipazione dei politici e dei lupi mannari di cui sopra.

Scampia dovrebbe scomparire dalla faccia della terra campana, ma altri sconci dovrebbero accompagnarla. Inutile. Però nessuna assoluzione, nessun perdono, quello ce lo ripetono ogni volta. Si proceda almeno a fari spenti, nel silenzio prudente e rispettoso ormai scomparso nelle orazioni quotidiane di giudici, avvocati, tribuni, tutti volontariamente a reti unificate. Alla prossima. Morte.Pubblicità

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