di MARIO SCHIANI – La demolizione, parziale oltretutto, di un autogrill non pare ragione sufficiente a chiamare a raccolta nostalgie e sentimenti. Gli autogrill sono luoghi deputati a soste essenziali e pratiche: il rifornimento, la visita al bagno, il panino trangugiato e inseguito a rotta di collo da un caffè, la finale prova di saldezza nel resistere alla tentazione di acquistare “I successi di Toni Santagata”, il cd che galleggia nel cestone accanto all’uscita. Ci sono, ovviamente, eccezioni. Come gli autogrill realizzati alla fine degli anni Cinquanta dall’architetto Angelo Bianchetti, minuscole cattedrali moderniste erette al culto della motorizzazione.
Una di queste cattedrali, inaugurata nel 1958 accanto all’Autostrada dei Laghi nel territorio del comune di Lainate, ha subito una parziale cancellazione: demolita la struttura dell’autogrill, salvati i grandi archi di cemento che reggevano le insegne “Pavesi”. Una rimozione, dunque, mitigata dalla saggezza di un architetto che, salvando gli archi, ha salvato parte dei ricordi di una generazione.
Autogrill, Lainate, Pavesi, Autostrada dei Laghi: non sentite una certa aria di poesia in questi riferimenti? Poesia in stile Supercortemaggiore, si intende, versi alimentati a carburatori Weber. E’ la poesia brusca ma ottimista dell’Italia del “boom”, quella appena motorizzata, che nuotava nelle cambiali ma non perdeva di vista l’approdo al benessere.
Per chi muoveva in Seicento e Millecento da Como e Varese per raggiungere Milano, quegli archi così essenziali ed eleganti annunciavano l’avvicinarsi della metropoli e di tutte le sue meraviglie antiche e moderne. A Milano c’erano il Duomo e la Galleria, ma anche la Fiera Campionaria, la metropolitana e lo stadio di San Siro con Gianni Rivera dentro.
Sembrava, il “Pavesini”, come era chiamato dal popolo a quattro ruote, uscito dritto da un episodio de “I Pronipoti”, il cartone animato di Hanna & Barbera uguale e contrario ai Flintstones, nel quale una famiglia del futuro viveva in allegria tra macchine volanti e domestiche-robot. Era una struttura tutta vetro come ce la saremmo figurata su una Luna colonizzata e addomesticata. Nel film “2001: odissea nello spazio” la stazione orbitante a metà strada tra la Terra e il satellite assomigliava un poco a un grande autogrill: la gente ci si fermava per riposare, usare la toilette spaziale, fare una telefonata a casa. Allo stesso modo, gli automobilisti si aggiravano per l’autogrill di Lainate nutrendo l’impressione di vivere in un mondo organizzato e civile, pieno di comode opportunità e certamente destinato a grandi cose. Era il mondo di Carosello: la pancia non c’è più, tacabanda, non esiste lo sporco impossibile e comunque, contro il logorio della vita moderna, era sufficiente spararsi un Cynar.
La tangenziale milanese presentava infiniti svincoli per il lavoro, la gita e soprattutto la vacanza. Di qua per Venezia, di là per Torino, sotto per l’Adriatico e più sotto ancora per la Liguria. Se tutto questo suonava allora come un’offerta speciale, oggi incombe come una minaccia di code su ponti pericolanti. A quei tempi non era così: almeno nei ricordi c’era sempre il sole. E il sole, cantava Paolo Conte, è un lampo giallo al parabrise.
Quel sogno di modernità è dunque ammaccato: non è forse un caso che, abbattuta la struttura centrale, in piedi resti solo il simbolo, l’icona di quella stagione. Gli autogrill non pullulano più di italiani in vacanza ma di tifosi che si scazzottano e di tir arrivati dall’Est Europa. E a Milano, allo stadio, Rivera non ci va più.
Il “Villoresi Ovest”, questa la denominazione ufficiale, non è comunque destinato a chiudere. Riaprirà dopo un intervento di rinnovamento e, pare, di ampliamento. Se non potrà essere il monumento dell’Italia del “boom”, che almeno non sia quello dell’Italia del “crash”. Speriamo soprattutto che per qualcuno, specie per i più giovani, possa assumere un significato positivo come quello originale ha avuto per tanti anni per tanta gente. La vita assomiglia in fondo a un panino consumato in autogrill: ci si ferma un momento e si riparte. Tanto vale farlo in stile e allegria.