di ALBERTO VITO (sociologo e psicologo) – In tutti i tempi e in tutti i luoghi le società umane si sono costruite attorno a dei divieti, posti agli individui nell’interesse della collettività. Pare che l’unico divieto transculturale sempre condiviso sia quello che non consente i rapporti incestuosi.
In qualche modo il livello culturale di una società si può misurare dal tipo di regole e limitazioni che impone ai suoi membri. Faccio un esempio paradossale: a chi viaggia e desidera conoscere un Paese, più ancora che i capolavori letterari sarebbe utile studiare i codici civili e penali. Lettura senz’altro più noiosa, ma sapere cosa è consentito e cosa no, quanto è considerato grave un determinato comportamento e in che misura è punito, rappresenta la migliore fotografia per comprendere la cultura attuale di una nazione. Certo, lettura istruttiva ma poco avvincente…
Queste considerazioni mi vengono in mente a proposito della notizia riguardante l’Hotel no mask di San Candido, di cui era stata disposta la chiusura se avesse continuato a non rispettare le norme anti-Covid. Di fronte alla minaccia, brusco dietro-front della proprietà per allinearsi docilmente alle regole. Potere dell’imposizione.
È certo che il dialogo e il convincimento siano la via maestra per relazioni rispettose e civili, ma è indubbio che la pandemia, con le tantissime morti che ha provocato, imponga ai singoli nuove regole e nuovi divieti, nell’interesse supremo della sopravvivenza della collettività. Bisogna farsene una ragione. E accettare anche la logica dell’imposizione, se il fine risulta tanto importante.
È sempre stato così: ogni sistema culturale vieta qualcosa e talvolta l’aumento dei divieti non è liberticida, ma è direttamente proporzionale al maggior rispetto per gli altri: umani, animali, clima, ecc.
Solo gli ignoranti si spaventano.
“Solo gli ignoranti si spaventano.” Ti assicuro che si preoccupano anche quelli che non sono ignoranti.