QUANDO FEDEZ FA IL SIMPATICONE SUGLI HANDICAPPATI

Cerco di essere didascalico, è necessario credo. Su “Repubblica” Mattia Abbate scrive un articolo a commento del podcast (“Muschio Selvaggio” il titolo) condotto da Fedez, che ha ospitato Emmanuel Stoica, famoso sui social e su TIkTok in particolare, affetto da SMA, Atrofia Muscolare Spinale, gravissima e rara malattia neuromuscolare.

L’articolo è estremamente caustico nel commentare il podcast, estremamente critico verso alcune affermazioni che vorrebbero essere sdrammatizzanti e sbarazzine nei confronti della disabilità, che vorrebbero donare levità al modo di parlare e percepire la disabilità, ma finiscono per suonare sgradevoli e banali nel generalizzare e voler mettere tutto nella stessa gerla. Così, almeno per “la Repubblica”.

Riporto, dall’articolo di Mattia Abbate, le perle di saggezza dispensate: “Uno che non è bravo in matematica è diversamente abile”, dice Fedez. E già si capisce a che latitudine e longitudine del pensiero stiamo, siamo tutti un po’ disabili, un po’ diversamente abili.

Già dall’avvio si percepisce questa detestabile presunzione di voler catalogare e sdrammatizzare la tragedia di tutti, indistintamente. Si può fare ironia sulla tragedia e sulla disabilità, ma io credo che nessuno possa fare ironia con leggerezza e indistintamente sulla tragedia e sulla disabilità altrui, anche se sei a tua volta disabile.

“Possiamo dire che le persone disabili si dividono in due categorie: quelli fortunati che hanno accettato la malattia e quelli incazzati, a volte giustamente, che non accettano la malattia”. Sempre Fedez, per il quale due categorie bastano e avanzano e non avevamo dubbi. Chissà se per lui i disabili sono davvero persone e, se lo sono, chissà perché ha bisogno di ridurre il campo al sistema binario, chissà se ha mai pensato negli stessi termini per i rapper, per i cantanti, per i famosi, per gli influencer, per chiunque.

Straordinario, quelli incazzati “a volte giustamente” dice. Un disabile e la sua famiglia, mi permetto di aggiungere, a volte possono essere giustamente incazzati per la sorte a loro capitata, a volte no sembrerebbe. Che rivelazione incredibile, che sollievo. Siamo tutti perennemente incazzati per le ragioni più futili, ma a quanto pare un disabile a volte è incazzato senza giusta causa secondo Fedez.

“Con più di 1.000 euro al mese (di indennità e sussidi destinati alle persone disabili, nda), che è più di uno stipendio normale, chi te lo fa fare di andare a lavorare?”, questa è un’affermazione dell’ospite di Fedez e il tenore non migliora. Non te lo fa fare nessuno, certo, ma se tutti accettiamo e sottoscriviamo che la dignità di chiunque, disabile o no, transiti dalla possibilità di lavorare e di essere parte attiva e importante della società nella quale viviamo, perché non spronare invece alla direzione opposta? A dimostrazione che una persona disabile non necessariamente dice cose intelligenti sulla disabilità o su qualunque altro argomento, a dimostrazione che l’intelligenza non conosce diagnosi o certificazioni.

Tralascerei la parte relativa alla figura professionale che sempre l’ospite di Fedez definisce “una escort gratuita pagata dallo Stato”, in realtà consulenti sessuali professionisti il cui profilo non prevede il coinvolgimento in rapporti fisici. “Almeno a una donna disabile non devi dirle di stare ferma”, rincara poi.

Disabile o non disabile, è facile parlare di disabilità. È facile fare ironia, oppure fare i moralisti o usare pietà oltre la soglia di guardia. Quello che è difficile è essere consapevoli che non è possibile parlare per tutti, oppure restringere il campo e ammettere solo il bianco e il nero, gli incazzati e quelli che hanno accettato.

Veramente difficile è ascoltare queste trite e semplicistiche banalità.

Meno podcast e più lavori socialmente utili, grazie.

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