QUALCUNO LIBERI IL PENSATORE ADANI DALL’OSSESSIONE ALLEGRI

 

di PIER AUGUSTO STAGI – Socrate, Platone e Aristotele per il filosofo del pallone Daniele Adani, teorico di Sky, formano probabilmente la linea difensiva della migliore Grecia di sempre, altro che Tassotti, Maldini e Baresi. Però il filosofo del pallone dimostra di avere la bile intasata ogni qual volta si nomina il nome di Massimiliano Allegri, il quale deve ancora sedersi sulla panchina della Juventus, ma tanto basta perchè il filosofo subito si agiti, con sperticati sguardi filosofici.

Lo sappiamo bene, il filosofo e dio del pallone, ispiratosi alla scienza di eupalla – frutto dell’inventiva onomaturgica di Gianni Brera – non ha mai amato il suddetto “acciuga” da Livorno, e oltre a farlo al sale l’ha più volte messo sulla graticola con compiaciuta cattiveria, manco gli avesse soffiato in passato una “ganza”.

Detto questo, il pensatore – rigorosamente con la p minuscola – è tornato all’attacco: «Tornano con il tecnico di tre anni fa a 9 milioni di euro a stagione, ma non c’era la crisi?  Pirlo prendeva 1,8 milioni”, queste le parole di Adani. Che poi fa un’analisi più approfondita sulle possibilità del livornese: “Non basterà vincere lo scudetto, che è normale per la Juventus, ma bisogna puntare alla vittoria della Champions League, altrimenti bisognava continuare con Sarri o Pirlo».

E ancora: «Noi facciamo delle valutazioni pensando ai risultati, ma la Juventus non va giudicata per quello che fa in Italia, ma all’estero. Perché la Juve ha alzato il livello e compete con altre otto squadre continentali e Allegri era stato mandato via per questo. Il progetto doveva continuare con Sarri, che invece è stato mandato via dopo appena un anno, e lo stesso errore si sta facendo con Pirlo, perché si interrompe un progetto».

Pensieri, opinioni e spunti di sofisticata filosofia pallonara. Ma corre l’obbligo di due puntualizzazioni, anzi tre. La prima, tutta mia: felice del ritorno di Allegri, che personalmente non avrei mai mandato via (ma la colpa di quella cacciata come più volte detto e scritto è sì della proprietà, ma anche della stragrande maggioranza degli aficionados bianconeri, che pretendevano la luna disponendo magari di un bellissimo jet, non di uno shuttle).

E qui sta il secondo punto: il problema di comunicazione della famiglia Agnelli, della proprietà e della Juventus tutta. Allegri con una squadra buona ma non super e il 12° fatturato d’Europa ha centrato due finali di Champions. Il peccato, dunque, sta tutto qui: nell’aver illuso i tifosi di puntare a un’impresa che è difficilissima per chi non ha disponibilità economiche di vertice e giocatori al pari del Manchester City (che non ha ancora vinto), del Paris Saint Germain (che continua a perdere), del Bayern di Monaco, per non parlare di United, Chelsea e Barcellona, o delle due Madrid.

Insomma, Andrea Agnelli – il signor presidente – anziché promettere qualcosa di irraggiungibile, avrebbe dovuto rimarcare che con uno dei fatturati più bassi della Champions la Juve era comunque al vertice di una delle competizioni più importanti del pianeta. E i numeri sono lì da vedere.

Il terzo punto inevitabilmente è Adani: visto che fa il supertecnico e di cose calcistiche dovrebbe saperne di gran lunga più del sottoscritto, queste cose avrebbe dovuto dirle lui. Ma visto che asserisce di essere maestro di filosofia calcistica, il sedicente filosofo è chiaramente poco portato con i numeri. Il massimo che gli riesce è tenere conto dei calci d’angolo e di qualche cartellino giallo, neanche tutti però…

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