QUALCUNO HA SPIEGATO AL PUPONE COS’E’ LA RUSSIA?

Gli sforzi del presidente Donald Trump per strappare a Putin una pace comunque disonorevole possono essere giudicati con riprovazione oppure con interesse e perfino con entusiasmo. In ogni caso, credo si possa concordare sul fatto che dovremmo sperare di ottenere le migliori condizioni possibili per una soluzione duratura, il meno ingiusta possibile per gli ucraini e sicura per noi occidentali.

Se è così, allora perché non sfruttiamo a dovere tutte le carte diplomatiche a nostra disposizione? Perché nessuno ha ancora pensato a calare sul tavolo da gioco l’asso pigliatutto? Se qualcuno si fosse distratto, l’asso di cui sopra si chiama Francesco Totti.

Da giorni incombono su Mosca grandi cartelloni pubblicitari che annunciano la visita dell’ex capitano giallorosso nella capitale russa: l’8 aprile infatti è infatti annunciato l’International RB Award, un evento organizzato da un importante organo di informazione russo dedicato allo sport e alle scommesse. Totti sarà l’ospite d’onore. E talmente onorati sono i russi della sua annunciata presenza che sui cartelloni scrivono: “L’Imperatore sta arrivando alla Terza Roma”, dove con imperatore si intende Totti e per Terza Roma la città di Mosca.

Lo slogan è talmente efficace che il suo autore andrebbe premiato con un biglietto di sola andata per il fronte ucraino, ma la questione non riguarda tanto l’annuncio in sé, quanto la sostanza dell’evento. Che ci va a fare Totti in Russia proprio nel momento storico in cui chi ha a cuore democrazia e diritti umani dovrebbe opporre a Putin sentimenti di riprovazione e condanna almeno formali? E infatti non pochi sono intervenuti dritti sulle preziose caviglie del 10 romanista nel tentativo di fermarlo. Ci hanno provato con indignazione e insulti dal solito popolo dei social, hanno reiterato alcuni politici appellandosi a Totti perché “resti dalla parte giusta della Storia”, al che lui, tra sé, avrà replicato “vado a Mosca, mica alla Lazio”.

Forse Totti potrebbe giustificare la trasferta con il presunto internazionalismo dello sport, la sua ipotetica capacità di superare i dissidi terreni in nome di una superiore solidarietà rappresentata, come sappiamo, dai cinque cerchi olimpici. Una favola che non si racconta più neanche ai bambini: boicottaggi e controboicottaggi hanno dimostrato che lo sport è anche politica e qualche volta perfino diplomazia, come accadde ai tempi del ping pong tra Mao e Nixon.

Ecco allora che Totti farebbe bene ad accogliere gli appelli a cancellare l’appuntamento moscovita. Sarebbe l’ultima, definitiva sanzione imposta al regime di Putin: detottizzata, la Russia potrebbe vacillare, mollare Kursk e cedere in comodato la Crimea. Sarebbe, quella del giallorosso, l’unica ritirata di Russia che ci sentiremmo di accogliere con animo lieto.

La verità però la sappiamo tutti: che Totti vada o meno in Russia, nulla cambia. Resta, questa, l’ennesima controversia sulla quale esercitare muscoli polemici sempre più virtuali e distaccati dall’essenza delle cose. Senza contare la scomparsa forse definitiva di ogni senso del ridicolo quando si parla e si scrive di “attesa” per la decisione finale di Totti. Il quale, sia detto qui in anteprima, tra “da” e “niet” probabilmente opterà per un autarchico “aho’”.Pubblicità

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