PRIMA DELLE DISCOTECHE, RIAPRITE GLI OSPEDALI!

di JOHNNY RONCALLI – In questa corsa sfrenata verso le riaperture, qualcosa sfugge ed è qualcosa che dovrebbe occupare uno dei primi posti nella classifica delle priorità.

Negli ospedali non è ancora possibile accedere per far visita ai propri cari ricoverati e se da un lato la cosa può apparire comprensibile, l’accostamento all’estenuante dibattito sulle riaperture delle discoteche o di altri luoghi di svago francamente stride.

Non parlo di reparti Covid e non parlo nemmeno in modo generalizzato, mi riferisco soprattutto alle persone anziane che vengono ricoverate per ragioni estranee al Covid e che si ritrovano abbandonate senza la possibilità di avere almeno un volto caro vicino a loro. Persone anziane che talvolta si ritrovano su un letto d’ospedale in stato confusionale, senza ben comprendere dove si trovino e senza possibilità, capacità, forza di spiegare il loro spaesamento, senza possibilità di spiegare sé stessi.

Trovo che poter dare accesso ad almeno una persona che fornisca conforto all’altra persona e informazioni sulla storia del paziente, sul carattere, sulle condizioni di vita e tutto quanto possa essere utile per poter prendersene cura, sarebbe un necessario atto di grande civiltà.

Ci sono contatti telefonici, è vero, e siano benedetti, ma risultano spesso frustranti, perché sempre un po’ stringati, è difficile poi spiegare ai medici tutto quanto si vorrebbe e si ritiene indispensabile, senza contare che spesso è difficile parlare con lo stesso medico e non è infrequente la sensazione che vengano riferite versioni non proprio omogenee della situazione.

Una persona anziana, soprattutto una persona anziana, credo abbia il diritto di poter contare su un bastone in carne e ossa che possa aiutare a raccontarsi, a spiegarsi, a dire chi è stata, cosa ha fatto nella vita, cosa gli è capitato, ancor prima di cosa è e cosa l’ha portata su quel letto.

È una visione forse troppo umanistica per i tempi che corrono, ma almeno per i nostri anziani, almeno per chi sta male e ha bisogno di noi, voglio credere ci sia ancora un piccolo spazio, uno scampolo rubato alla preparazione prima di uscire e raggiungere la discoteca.

È uno scampolo di pensiero più che di tempo, sia pure un brandello di civiltà che nulla porta al progredire dei profitti e dell’economia. Basterebbe poco, una persona per ogni anziano, parente stretta o semplice amica, con tutte le precauzioni e le procedure del caso. Si parla di vaccini e tamponi in discoteca, non può essere più complicato, francamente.

Sempre che tutti siamo d’accordo nel considerarla una priorità, oltre che un grande atto di civiltà.

Vorrei tanto sbagliarmi, ma il timore di conoscere già la risposta è forte. Assieme al timore che riapriranno comunque prima le discoteche.

P.S.: Parlo di anziani, ma vi sono altri casi estremi. Sono testimone indiretto di quanto accaduto a un signore straniero, umile, remissivo, anche tropo devo dire. La moglie, che non parla la nostra lingua, è ricoverata, ma le possibilità di comunicare con i medici non sono agevoli, né frequenti da parte dell’uomo.
Attraverso le conversazioni telefoniche che riesce ad avere, l’uomo sa dalla moglie che ha dolori forti e sa anche che la moglie non riesce a comunicarlo in modo comprensibile e adeguato.
Vive recluso, fuori dall’ospedale, in attesa di uno spiraglio. Un bel paradosso.
Civiltà servirebbe, umanità, senso. Il senso buono.

Un pensiero su “PRIMA DELLE DISCOTECHE, RIAPRITE GLI OSPEDALI!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *