PRETI & VANITA’

Quanto sono terreni gli uomini, pure quelli di chiesa. Non è sorprendente, avendo la religione e le chiese, con i loro organigrammi e gerarchie, molto a che fare appunto con l’uomo e magari poco o nulla con Dio.

Non dovrebbe essere sorprendente, eppure quando si avverte l’impeto della vanità impadronirsi di uomini che avrebbero come unico impegno quello di prendersi cura delle anime, per loro scelta, un certo fastidio si fa strada, che uno sia osservante, praticante, credente o qualsiasi altra cosa.

Abbiamo letto: durante una cerimonia in quel di Como, in occasione della festa di Sant’Abbondio, patrono della città, con stile da inelegante canzonatura l’arcivescovo di Milano Delpini ha lanciato sferzate a Papa Bergoglio, per aver nominato cardinale il vescovo di Como Oscar Cantoni, lì presente, e non lui. O non ancora lui, o non anche lui.

Il tono non è corrosivo, per carità, ma il contenuto abbastanza. Vanità, campanilismo di città e campanilismo di ordine religioso, personalismo nel prendersi la scena dove altro e altri erano gli attori, un bel campionario di esempi di cosa non fare per prendere la cattiva strada.

E chissà che razza di penitenza adesso toccherà all’arcivescovo dopo la confessione, sempre che riconosca e ammetta tutto quanto senza riserve. Ci scherzo un po’ su anch’io, ma se da un lato è sconfortante, dall’altro è inevitabile, l’uomo è uomo, prete o delinquente che sia, anzi il peggio è quando le due carriere coincidono. Non che sia il caso di Delpini.

Insomma, l’arcivescovo se l’è presa per non essere stato nominato cardinale pur sopravanzando per graduatoria l’omologo di Como. Delpini ha detto che probabilmente il papa è convinto che lui abbia molto da fare già così, che i gesuiti – ordine al quale appartiene Bergoglio – sono difficili da interpretare e vai a capire cosa gli passa per la testa e, in modo confusionario e impreciso, che come nel calcio lo scudetto va spesso a Milano e non certo a Como, il papa, tifoso del River Plate, la titolata compagine argentina, magari abbia voluto stavolta consolare i meno blasonati. Peccato che Bergoglio sia tifoso del San Lorenzo, non proprio la squadra più vincente dalla pampa in giù.

Comunque, a Delpini la nomina mancata è andata di traverso, e all’umile osservatore, nemmeno romano per giunta, va di traverso la sensazione di arrivismo che percorre i pastori proiettati verso pascoli più rinomati, più vicini al cielo si direbbe, a voler interpretare il rosicare.

Poi il sarcasmo lo concedo, non è merce frequente tra le alte sfere, rimane la convinzione che non ci sia nobiltà senza miseria e rimane il quesito terra terra: non si parlava di umiltà, di austerità, di modestia, di ultimi che saranno i primi, a contrastare orgoglio e superbia?

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