Ormai da due settimane Lega e Federcalcio, in una full-immersion da film di due/tre o anche quattro o cinque giorni e due/tre o anche quattro o cinque notti senza sosta (perché parliamo della quinta azienda italiana), avrebbero dovuto approntare un sistema serio, credibile e percorribile per affrontare questa situazione e la soluzione non poteva che essere, indiscutibilmente, di giocare a porte chiuse. I nostri nonni ci hanno insegnato che piuttosto di niente, è meglio piuttosto.
Bisognava trovare il modo di spartire con le televisioni diritti e risarcimenti di biglietti e abbonamenti, garantendo una parvenza di regolarità a un campionato che non l’avrà comunque. E questo potrebbe anche non essere un grande problema, alla vigilia dei Mondiali e delle Olimpiadi, se non fosse invece – in realtà – un problema inquinato volgarmente, in maniera bieca e ottusa, dall’avidità degli interessi di cortile.
Sere fa ero in studio a Sportitalia e ho assistito – cercando di farli tacere – a una discussione bieca, avvilente tra un politico, Ignazio La Russa, e un giudice, Piero Calabrò, che dovrebbero essere invece i primi ad accantonare sciarpa e bandiera rispetto a uno sfacelo che riguarda tutta l’Italia. E’ stato uno spettacolo deprimente. E la dice lunga sulla ramificazione del caos al quale stiamo assistendo nella distinzione tra campionati, stadi e città infetti, e campionati, stadi e città che non lo sono e che invece dovrebbero ovviamente, logicamente essere trattati come tutti gli altri. Per una questione di sicurezza, di logica, di buonsenso, non per il campanile o gli interessi privati che infestano, quelli sì, ormai a tutti i livelli la nostra vita quotidiana già al massimo degrado e al minimo storico forse proprio dal dopoguerra.
Bisogna proseguire le attività, tutte, dal calcio a quelle quotidiane, con la massima prudenza e con tutte le cautele del caso, ma bisogna proseguire, bisogna andare avanti perché altrimenti le conseguenze di questo contagio saranno più devastanti dello stesso virus. Si giochino tutte le partite a porte chiuse, punto. Se necessario, si giochi ogni tre giorni: avete rose lunghe, lautamente retribuite: fate giocare tutti, titolari, riserve e ragazzi delle giovanili. Chissenefrega di tutto il resto, di chi vince e di chi perde: l’importante oggi in questo Paese è andare avanti.