POLITICI MEDIOCRI PURE NEL TRADIMENTO

Il caldo fiacca, distrae e depista. Occorre uno sforzo di volontà per ricordarci che, in fatto di stagioni, non stiamo vivendo solo l’estate ma anche il tempo del tradimento. La prova? Una ricerca tra i lanci di agenzia Ansa dell’ultima settimana rivela che il sostantivo “tradimento” e il verbo “tradire”, in particolare coniugato al participio passato “tradito”, incontrano particolare fortuna: ricorrono, infatti, decine e decine di volte.

Chi ha tradito chi? Ma tutti, ovviamente, hanno tradito tutti. O meglio: “loro” hanno tradito, “noi”, al contrario, “abbiamo rispettato i patti” e “abbiamo perseguito con coerenza l’interesse dei cittadini”.

Di tradimento, è chiaro, si parla soprattutto in relazione alla crisi politica in corso, destinata ormai a risolversi (o a protrarsi) nelle urne. Unica eccezione, il caso che vede coinvolti Elon Musk e il co-fondatore di Google Sergei Brin: il primo ha avuto infatti una relazione con la moglie del secondo. “Tradimento” e fine dell’amicizia. Un caso di corna che ci riporta a un uso della parola più domestico e, diremmo, provinciale.

Quando c’è di mezzo la politica, il “tradimento” assume invece toni tragici, biblici. “Chi ha tradito verrà punito” ha detto, più o meno, il segretario Pd Enrico Letta. “Italia tradita dall’agenda Draghi” ha replicato Giuseppe Conte. Ma di “tradimento” hanno parlato, con spargimento a prezzemolo, un po’ tutte le forze politiche, tanto che neppure serve, qui, analizzare l’attendibilità delle singole accuse: quel che conta è che sia stata scelta questa formula per avviare nei fatti una campagna elettorale che nella sua relativa brevità si annuncia incandescente (e perdonate, date le condizioni climatiche, il disagio arrecato da questo aggettivo).

Da Giuda Iscariota a Fredo Corleone storia, mitologia e cultura popolare hanno sistemato i traditori sul gradino più basso dell’umana considerazione. Molto più in giù, per intenderci, degli assassini. A questi Dante riserva il Settimo cerchio del suo Inferno; ai traditori il Nono, il più profondo, al centro del quale sta Lucifero, conficcato fino alla cintola nel ghiaccio; egli ha tre bocche, in ognuna delle quali si dibatte un celebre traditore: Bruto e Cassio nelle bocche laterali, Giuda – a testa in giù – in quella centrale.  Ecco quel che spetta ai traditori di chi fa del bene, dice Dante: tutti gli altri, per quanto peccatori, godono di un trattamento (relativamente) migliore.

E dunque è questo che vorrebbe suggerire la dialettica politica: chi ha “tradito gli italiani” meriterebbe di essere masticato da Lucifero, altro che sedere in Parlamento. Votereste per Iago, Uriah Heep o Saruman del “Signore degli anelli”? Probabilmente no, e dunque vorrete astenervi dal dare la vostra preferenza a personaggi che si distinguono da questi solo per l’inferiore presa drammatica.

L’accusa di “tradimento” è in realtà un mezzuccio retorico di chi cerca di piazzare la propria merce al mercato del voto, un sistema facile per tentare di accrescere le proprie pretese virtù a discapito di quelle altrui. Nessuno tra gli ex alleati di governo ha probabilmente tradito in senso tecnico: storia, religione e letteratura hanno assegnato a questo comportamento un tale grado di esecrazione e, nel contempo, una tale aura di grandiosità da essere ben oltre la portata delle comparse che vediamo oggi agitarsi sulla scena della politica. Non hanno tradito, ma hanno fatto di peggio o, se volete, di più miserabile: hanno calcolato, tessuto mediocri strategie, giocato di rimessa e badato al proprio interesse. Il tradimento implica una volontà di dannazione quasi sublime, tale da attirare l’attenzione di un Dostoevskij, non di un Travaglio o di un Severgnini: le mosse del cavallo di Salvini, Letta, Conte e Meloni hanno il fiato più corto e la gittata più moscia, a poco serve cercare di spacciarle, nel bene e nel male, per manovre di napoleonica audacia.

Forse anche per questo tanta gente finisce per rinunciare al voto: invece di proposte e analisi serie, si sente rivolgere battute scritte male e recitate peggio da parte di personaggi in cerca di un autore che, a prescindere, con loro non vuole avere nulla a che fare.

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