E, tanto per incominciare, gli stessi membri, insieme con l’astuto sindaco Sala che aveva presentato la richiesta, informino i signori del Times, giornale di Londra, che meno di una ventina di anni definirono San Siro il secondo stadio più bello al mondo. E mica è finita qui, perché quegli ignoranti della Camera di Commercio e dell’Università degli Studi di Milano, nell’anno duemila e quattordici, si azzardarono a dire che lo stadio in questione è uno dei simboli della città, con il Duomo e la Triennale.
Capre, capre, non avevano capito che sarebbero stati smentiti da chi ha, invece, il polso della situazione, da chi ha capito che non c’è più tempo e spazio per questi monumenti al nulla. Il football? Roba da popolino, anche se poi c’è la tribuna autorità con tutto il pellicciame vario.
Novantaquattro anni di storia buttati nel cesso da qualche riga che chiude l’argomento e si dedica alla costruzione di un nuovo stadio, questa è la furbata, questa è la fregatura, altroché la commissione regionale per il patrimonio, qui si tratta di accontentare architetti, geometri, ditte specializzate, varie ed eventuali, roba buona del Paese e di Milano.
Non escluderei che, prossimamente su questi schermi, possa toccare anche al Duomo e alla Triennale, così da completare l’opera e dedicarsi, corpo, senza l’anima, alla Citylife, quella sì che è pregna di cultura.
Che altro aggiungere? Ma un’idea l’avrei pure: perché non abbattere per prima la commissione di cui sopra? Pensate forse che abbia un valore culturale, con tutti i membri appresso?