PERO’ DIRE CHE LE DONNE SONO MEGLIO DEGLI UOMINI E’ SESSISTA

Ho sempre amato le bandiere, ho imparato a conoscerle e riconoscerle con gli album Panini di Mondiali e Olimpiadi, anche se oggi sono convinto che al Paese di appartenenza sia più importante privilegiare l’atleta, in senso lato e assoluto. Anche perché ce lo insegnano gli ultimi Europei di calcio vinti dagli azzurri di Mancini, con tre oriundi o naturalizzati che dir si voglia, che parlano chiaramente portoghese, perché sono brasiliani e dell’Italia hanno davvero pochino. Un po’ come Achille Lauro che per partecipare al prossimo Eurovision si fa Sammarinese.

Ho sempre amato le bandiere, ma i confini sono fatti per essere abbattuti e superarti: quanto i pregiudizi. Eppure, anche in queste ultime Olimpiadi invernali ci troviamo a sentire i soliti discorsi, triti e ritriti, scritti non si sa bene da chi e non si sa bene quando, che recitano tutti la litania dello sport femminile meglio di quello maschile. Delle donne che si riscattano, che sono più brave dei loro colleghi maschi.

Sabato mattina, su Rai1, una sorta di discorsetto di questo tipo l’ha fatto anche una ex atleta di livello nazionale, ex martellista, oggi vice-presidente vicario del Coni, Sivia Salis, che ha presentato il suo nuovo libro “La bambina più forte del mondo”. Anche lei, e chi c’era in studio, a compiacersi del fatto che le ragazze siano state più brave dei loro colleghi maschi. Ma cosa c’entra? Se i ragazzi vincono più medaglie delle colleghe femmine, che importa? Che ci azzecca, per dirla con Di Pietro. Ah, questa è la vera parità di genere, hanno dissertato. Ma questa non è parità di genere. Sarebbe come mettere a confronto le pere con le mele: entrambe buone, ma diverse.

Si scrive azzurro e si legge rosa, scrive la rosea. Delle nostre ragazze, da Arianna Fontana a Francesca Lollobrigida, splendida terza nella mass start del ghiaccio – scrive sempre la “Gazzetta dello Sport” – hanno conquistato 9 delle 17 medaglie. Gli azzurri maschi ne hanno raccolte 5 e gli altri 3 podi sono arrivati dalle gare miste. E quindi? Vogliamo togliere barriere e confini e ne creiamo degli altri, con una retorica ormai vecchia e stantia, superata, che le stesse donne dovrebbero rimandare al mittente? Loro sono brave, punto. Loro vincono, ancora punto. La Goggia è meglio della Brignone o viceversa, altro punto.

La vera parità di genere? Quando non se ne parlerà più. Quando gli arbitri donna dirigeranno partite in serie A a ripetizione e magari una Giacinti o una Girelli arriveranno a giocare nel Milan e nell’Inter con i loro colleghi maschi. E magari un giorno in quelle squadre giocheranno più donne che uomini, allora si che si potrà dire: sono meglio loro. E lo stesso lo potremo dire quando in una finale olimpica dei 100 metri ci saranno uomini e donne assieme, senza alcuna distinzione. Quando non solo le barriere saranno abbattute, ma anche i tempi. Fino ad allora, è meglio continuare a valorizzare gli atleti, tutti, di qualunque genere e tipo, senza inoltrarsi in paragoni arditi, fatti di poche discese e molte risalite.

Basta leggere l’intervista al pattinatore americano Thimoty LeDuc, su “Repubblica”. Ottavo nel pattinaggio a coppia con Ashley Cain-Gribble, Thimoty è diventato il primo atleta della storia non binario, portando in primo piano una nuova identità di genere: né uomo né donna, forse entrambi. E non è un caso che il pattinatore statunitense quando parla di sé stesso, lo faccia al plurale.

Insomma, il mondo è in piena evoluzione, e noi siamo ancora qui a parlare delle ragazze che sono state meglio dei colleghi maschi, senza alcuna logica nel paragone, convinti di dire cosa intelligente e inclusiva, colta e aggregante. Nulla di tutto questo, poverette loro e poveretti noi, che pensiamo ancora ad un mondo con confini e bandiere, ma forse il vero traguardo è solo dato da un’Olimpiade senza più vessilli e separazioni di genere: solo atleti. Il più forte vince. Punto.

Un pensiero su “PERO’ DIRE CHE LE DONNE SONO MEGLIO DEGLI UOMINI E’ SESSISTA

  1. Fiorenzo Alessi dice:

    Egr. Dott. Pier Augusto Stagi, lo dice lei : “il mondo è in piena evoluzione “.
    La cosa un pochino mi preoccupa . Non lo nego.
    Che il mondo, cioè la vita che quotidianamente viviamo, sia anche troppo in evoluzione .
    E che più che “piena” , ormai sia un’evoluzione perenne.
    Quasi che quanto c’è di chiaro e definito sia diventato incerto ed approssimativo.
    Tanto per dire, mi pareva che l’uomo fosse uomo, e la donna fosse donna.
    Evidentemente non mi sono evoluto. Pazienza.
    Ad essere sincero, ne faccio volentieri a meno.
    Cordialmente.
    Fiorenzo Alessi

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