PERCHE’ LA DEPRESSIONE METTE IN GINOCCHIO PERSINO UNO SGARBI

E’ recente la notizia che Vittorio Sgarbi soffra di una grave forma di depressione. Nell’ultima apparizione pubblica, al teatro Olimpico di Roma, è apparso molto dimagrito, dimesso e sottotono. Nei giorni scorsi si è saputo di un ricovero in una struttura sanitaria ed è stata resa nota la diagnosi di depressione.

Può sorprendere qualcuno apprendere come questo male possa attanagliare anche un personaggio indubbiamente di successo (piacciano o meno le sue prese di posizioni politiche, le polemiche in ambito della critica d’arte e di ogni altro argomento, lo stile relazionale provocatorio). Ovviamente non conosco nulla della sfera privata e i riferimenti sono esclusivamente legati all’immagine pubblica del personaggio Sgarbi. Partendo da lì, si sarebbe potuto pensare, visti i suoi comportamenti televisivi, ad altri disturbi psichici, come la maniacalità, l’iperattivismo, le fantasie di onnipotenza o una componente narcisista esagerata, ma alla depressione proprio no.

Eppure, in effetti c’è poco da stupirsi. E non solo perché la depressione grave è una patologia psichica assai subdola che può riguardare chiunque, quale che sia il livello sociale.

Un grande terapeuta, rivolgendosi ad un paziente con questo disturbo, faceva notare come anche la postura del depresso, tipicamente con schiena curva e testa rivolta verso il basso, stia ad indicare come la depressione possa essere anche un’occasione per guardarsi dentro.

Forse è quello che sta avvenendo anche al noto critico d’arte. Probabilmente c’entrerà anche l’età (a maggio compie 73 anni). In un’intervista ha affermato di star vivendo una situazione nuova che non riesce a fronteggiare. “Mi sembra di essere un treno che si è fermato a una stazione sconosciuta”, queste le sue parole cariche di peso. Ha ammesso di passare molte ore a letto, a fronte della passata vita frenetica, e di attraversare una fase di meditazione dolorosa su ciò che ha fatto e sul destino che lo attende. “In fondo le cose che ho scritto, le opere d’arte che vedi, appartengono a un progetto di sopravvivenza”: queste le sue parole, che rivelano una rara consapevolezza.

Un uomo, quindi, che compie un bilancio della propria esistenza e, come ognuno di noi, deve fare i conti con rimorsi, rimpianti, errori, viltà, egoismi, energie mal investite, oltre che con atti di generosità e bontà. Dispiace che stia tanto male (da quello che sembra), ma, sarà pure una mia deformazione professionale, lo Sgarbi depresso, a contatto con la propria fragilità, mi sta più simpatico dell’istrionico e irruento polemista.

Provare emozioni dolorose è inevitabile per ognuno di noi. Non si tratta solo di evitare la sofferenza, condizione umana con cui tutti, prima o poi, in misura minore o maggiore, siamo costretti a confrontarci: quello che conta è cosa questa sofferenza ti conduce ad essere, come persona. Qui sta la vera sfida.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *