PERCHE’ ASCOLTANDO RULA VIENE VOGLIA DI VOTARE MELONI

Se io scrivo che le illuminate idee e i bei principi di patinata matrice progressista, predicati dalla giornalista Rula Jebreal, sono in contraddizione con il matrimonio da lei contratto con il banchiere Arthur Altschul Jr., probabilmente scrivo una stupidaggine. O quantomeno scrivo in modo avventato, lasciandomi guidare dalle etichette e dagli stereotipi e comunque rimanendo alla superficie dei fatti.

Per quale motivo quindi la signora Rula Jebreal possa muovere critiche alla coerenza della signora Meloni in virtù dei misfatti del padre della Meloni stessa, rimane incomprensibile. «La Meloni non è colpevole dei crimini commessi da suo padre, ma spesso sfrutta i reati commessi da alcuni stranieri, per criminalizzare tutti gli immigrati, descrivendoli minaccia alla sicurezza. In una democrazia ci sono responsabilità individuali, NON colpe/punizioni collettive», questo il pensiero della giornalista italo-palestinese.

In una sorta di personalissimo uso della preterizione, figura retorica che consiste nell’affermare di non voler dire una cosa proprio mentre la si sta declamando, la Jebreal non vuole attibuire alla Meloni le colpe del padre proprio mentre gliele rinfaccia.

Se serve premettere che da parte di chi scrive non ci sono simpatie umane o politiche nei confronti della futura premier, sia, ma più che altro l’osservatore rileva la curiosa tecnica nel provare a demolire l’avversario, o l’avversato, sul piano privato e non sul piano operativo. Si tratta della solita squallida manfrina del confronto sull’essere anziché sul fare, un’operazione tipica proprio delle campagne elettorali e post elettorali di stampo moderno, spesso costruite sulla diffamazione e sulla spasmodica ricerca degli scheletri nell’armadio.

Intanto, il tempo passa, diluvia, il costo dell’energia è insostenibile, la scuola è una fastidiosa appendice nelle teste dei politici italiani, a destra come a sinistra, eppure Rula Jebreal riesce a rimanere appiccicata all’idea fissa del padre della Meloni e di una qualche incompatibilità con la politica del governo che sarà.

A parte il fatto che siamo di fronte al pensiero di una signora nessuno, con tutto il rispetto, davvero non può fare di meglio, non può concentrarsi su pensieri costruttivi, anziché improduttivamente evocare l’infantile riprovazione per colpe parentali, del papà, della mamma, del cugino o dell’ex fidanzato che sia?

Pur ricoperta con vernice elegante e raffinata, è la tecnica supponente da centro sociale barricato e per nulla incline al confronto sui fatti. Tu stai di là, io sto di qua, ed è lo stato naturale degli schieramenti, ci mancherebbe, ma questo non può e non deve precludere che a contare siano i fatti e semmai quelli saranno il motivo che porteranno a demolire l’ambizione politica di una persona, di un partito, di un movimento.

Viene da chiedersi anche cosa sarebbe accaduto a parti invertite, col medesimo uso pubblico di questioni private, ma con l’incarnato invertito.

Tenga in serbo l’astio e si preoccupi di commentare ed eventualmente criticare i fatti la signora Jebreal, in caso contrario il rischio, non così paradossale, potrebbe essere l’accusa di razzismo, che certamente qualcuno avrebbe sventolato a parti invertite.

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