Trovo ovviamente positiva l’attenzione che quote sempre maggiori dell’opinione pubblica rivolgono alla salute psichica, in passato spesso oggetto di banalizzazioni, sottovalutazione ed incomprensioni, ma credo che anche in questo campo occorra il coraggio di richiedere con forza interventi strutturali, anziché accontentarsi di un provvedimento che, anche per l’esiguità dell’investimento economico previsto, appare soltanto un pannicello caldo. Anche la polemica tra chi richiede più fondi per la sanità pubblica piuttosto che sostenere quella privata è sostanzialmente scontata e sa di deja-vu.
Intendiamoci, se andiamo avanti con bonus per le biciclette, per le tv, per le zanzariere, per le facciate edilizie e così via, allora effettivamente può sembrare un’ingiustizia incomprensibile sottovalutare, soprattutto in un momento di malessere collettivo come questo, l’importanza della salute mentale.
Tuttavia, anche per le specifiche competenze culturali e le conoscenze scientifiche della mia professione, gli psicologi potrebbero essere portavoce autorevoli di una richiesta di cambiamenti radicali, con investimenti massicci, in questo ed in altri campi essenziali della vita pubblica. Penso alla giustizia, alla scuola, alla valorizzazione del turismo, al pubblico impiego, al reclutamento della classe dirigente.
Proviamo a pensare in grande, come anche le istituzioni europee in qualche modo ci invitano a fare. Non accodiamoci alla fila dei richiedenti bonus, ma sosteniamo la necessità di politiche di più ampio respiro e di riforme strutturali nel nostro paese. Non chiediamo allo Stato di parcellizzare sempre di più le risorse disponibili, ma facciamo sentire la nostra voce per pretendere rispetto e chiarezza sulle regole generali dell’agire collettivo. Indigniamoci per le inadeguatezze e arretratezze del macrosistema, non per un bonus in più o in meno.
So bene che questo è molto più difficile, ma mi pare anche molto più necessario. Se non ora, quando?