PER LE MARCHE IL FLASH MOB PIU’ BELLO CHE C’E’

Per tutti sono già gli angeli del fango, gli angeli dalla faccia sporca, come il trio degli oriundi Maschio, Sivori, Angelillo, tre che non si risparmiavano e non erano intimoriti da polvere e fango.

Non siamo negli stadi dei tempi che furono, siamo nelle Marche di adesso, funestate da quel che sappiamo. Gli angeli del fango sono i ragazzi, i giovanissimi che a loro volta senza risparmio hanno risposto all’adunata per dare una mano. Due anzi e qualcosa in più e parlo di adunata perché in un certo senso proprio di questo si tratta. Sono tra i primi fustigatori dei malcostumi che popolano i social e le derive tecnologiche dei nostri tempi, ma proprio grazie ai social e alle connessioni che i nostri giovani così agevolmente frequentano, anche grazie ai social e alle connessioni, loro, gli angeli del fango hanno suonato l’adunata e prontamente hanno risposto presente.

Sempre pronti a scudisciare l’uso improprio dei social e delle appendici cibernetiche di giovani e giovanissimi, anche con una certa boria paternalistica e insopportabile supponenza, eccoci servita la smentita, o almeno l’alternativa, la prova inconfutabile che uno non è sinonimo dell’altro, che al passo coi tempi, che frequentatori di social non significa necessariamente superficialità, turpiloquio sconsiderato, risse metropolitane e tutto l’uso improprio e superficiale che ben conosciamo.

Eccoci servita la lezione, c’è un’Italia giovane e bella che non è tale in quanto lontana dai vizi tecnologici del nostro tempo, ma in quanto capace di farne un uso sano e virtuoso, un’Italia che ci ribadisce che un coltello può essere usato per ferire, per uccidere, ma anche e soprattutto per affettare un frutto, per lavorare il legno, per salvare una vita.

Per qualche bizzarro incastro dei pensieri, tornano alla mente alcuni pensieri del dottor Tonioni del Policlinico Gemelli di Roma. Dice, ad esempio, di provare a confrontare la camera di un adolescente di cinquant’anni fa con la camera di un adolescente di oggi. Poi, una volta focalizzate le immagini, dice di provare a confrontare le aule di una scuola di cinquant’anni fa con le aule di una scuola di oggi.

La camera dell’adolescente sarà irriconoscibile, l’aula della scuola praticamente identica. A dimostrazione che un corto circuito sta avendo luogo, dice sempre Tonioni, le menti dei ragazzi di oggi sono in costante, sostanziale e per certi versi drammatica modificazione, ma non sarà una scuola retrograda e irrigidita a riuscire a comprenderle e a educarle.

Nel frattempo ci sono, come sempre, gli avveduti, gli assennati, quelli che sperabilmente guideranno il Paese di domani. Quelli che ascoltano e comprendono i valori di sempre, senza per questo dover rinunciare al futuro e alle opportunità, comunque meravigliose in potenza, del mondo di domani.

È comunque un insegnamento, sporco di fango e silicio allo stesso tempo, una lavato di capo, a quelli disfattisti che non credono sia possibile. Quelli come me.

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