PER FORTUNA ALEX NON PUO’ SENTIRE

di CRISTIANO GATTI – Caro Alex, dai retta: dormi tranquillo e prenditela comoda. Bisogna fare tutto per bene, con prudenza, così da riavere qui la tua intelligenza viva e la tua gioia bambina di nuovo integre, come le avevamo lasciate, come se nulla fosse successo.

Oltre tutto, qui fuori non ti stai perdendo niente. Meglio se non assisti proprio a ogni singolo momento di queste giornate. Per tantissima Italia che ti stringe idealmente come un fratello sfortunato, si è messa all’opera anche la piccola Italia dei detective fai-da-te e degli azzeccagarbugli, questa cerchia di umanità ben strana, che in caso di disgrazia si muove subito con zelo e dedizione da perito assicurativo.

A questa gente non interessa già più il dispiacere in sè: dopo poche ore è subito all’opera per ricostruire, spiegare, svelare, colpevolizzare. Più dei carabinieri, più della magistratura. Ne abbiamo lette e sentite di tutte. La gara non era autorizzata, e pazienza se non era una gara. Il camionista non c’entra niente, e pazienza se sin dal primo istante tutti gli amici erano pacificamente disponibili a confermare che il camionista proprio non c’entra nulla. Caro Alex, ti hanno messo in mano persino il telefonino per riprendere il viaggio, ti hanno raccontato con le mani staccate dal manubrio, salvo poi scoprire che non avevi telefonino e avevi le mani attaccate al manubrio.

E comunque: è chiaro, questa strana Italia ha un gran bisogno di sapere che ci hai messo del tuo, che un po’ te la sei cercata, che di sicuro c’è una tua svista, un tuo errore, magari persino una tua stupidaggine, come se questo poi attenuasse il dispiacere, o comunque mettesse in pace gli spiriti in tempesta dei periti assicurativi non iscritti all’albo. Diventa molto rassicurante, questa visione: posto che hai sbagliato tu, a me non può succedere, perchè sono attento, prudente, preciso, integerrimo. Chi è causa del suo mal pianga se stesso: è questo l’aforisma principale che illumina la vita di questi segugi.

Quanta fatica sprecata. Non c’è bisogno di retroscena scabrosi e di inchieste parallele per sapere che effettivamente qualcosa hai combinato anche tu. Magari una semplice distrazione, come succede a tutti noi tutti i giorni, alla guida e non alla guida. O magari hai addirittura esagerato con le tue qualità di atleta e di acrobata, come già mille volte ti sarà successo nella vita, anche prima degli incidenti fatali.

La verità è che Alex Zanardi non ha mai fatto parte dell’Italia sedentaria, precisa, calcolatrice, prudente, magari pure pavida e accidiosa. Alex, l’hai raccontato mille volte, nasce ragazzino estroverso ed esuberante, comincia subito a correre con il kart, all’età in cui solitamente tutti noi al massimo tiriamo pedate al pallone. E poi non è che questo piccolo Zanardi cambi improvvisamente, entrando in seminario e iscrivendosi a un corso universitario di legge, ma diventa pilota di macchine velocissime.

Sì, non c’è bisogno dell’incidente di Pienza, tanto meno delle solerti investigazioni dietrologiche, per sapere che Zanardi è uno spericolato. In macchina e poi anche sul trabiccolo dell’hand-bike. E allora? E’ una colpa? Certo, quando uno vive spericolatamente, bevendosi le emozioni e l’adrenalina a bicchierate quotidiane, quanto meno deve mettere in conto la possibilità della svista, dell’errore di calcolo, dell’asinata. Non ci piove: stando sul divano tutta la vita, l’unico rischio serio è l’ictus. Impossibile ribaltarsi con l’hand-bike e finire contro un camion.

Mettiamola così: quando ti risveglierai, proverai di nuovo a spiegarti. A spiegarci. Perchè evidentemente non tutti hanno capito che cosa significhi la vita per te. Questa Italietta degli aspiranti periti assicurativi, così appassionati a ricostruire tutte le fasi e le responsabilità del sinistro, evidentemente ha bisogno di sentirsi dire che hai sbagliato tu. Per come ti conosciamo, saprai dare soddisfazione. Non avrai problemi a riconoscerlo. Poi però si spera di poterla chiudere qui. Un’altra volta, magari, davanti alla vostra pedalata benefica ci metterete un bel furgone apripista, così da essere un po’ più protetti e più sicuri. Anche se è certo che neppure questo ti leverà il gusto di fare acrobazie e scatti da campione. Altrimenti, non saresti nemmeno lo Zanardi che tutti conosciamo. Che tutti, persino il Papa, amiamo e ammiriamo. Con una punta di sana invidia.

Come dimenticare: pochi secondi prima dell’incidente, attraversando il paesaggio mozzafiato delle colline senesi, hai detto ai tuoi amici una frase che resta scolpita: “Che bello qui: sono l’uomo più felice del mondo”. Anche se poi si è spenta la luce, non esiste modo più dolce di prendere sonno.

 

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