PACE SOCIALE GARANTITA SE CHIUDE LA SCUOLA

di CRISTIANO GATTI – Ma sì, la rumba del Covid è ricominciata e bisogna necessariamente ricominciare a tagliare. Le nostre attività, i nostri spostamenti, le nostre relazioni. La nostra vita.

Almeno all’inizio delle nuove sforbiciate, comunque, andiamoci cauti. Conviene partire dai settori meno dolorosi. Là dove importa meno. Dove si rischiano meno contestazioni e malcontento. Il governatore della Campania, pugno di ferro De Luca, prende di petto la questione e parte a modo suo: si chiude la scuola. Decisione forte, clamorosa, choccante. Ma forse è solo un’impressione. Nella realtà, nessuna reazione. Nessun moto popolare, nessuna rivoluzione di strada. Niente che somigli lontanamente, tanto per fare un esempio, all’idea di chiudere le discoteche, come abbiamo visto quest’estate. Quella volta sì abbiamo fatto sentire la nostra voce: il popolo si è talmente indignato, di fronte alla chiusura di questo caposaldo fondamentale del nostro vivere civile, che la politica non ha esitato un secondo e ha subito riaperto, appena possibile.

Per una suggestiva coincidenza, proprio nella giornata della serrata scolastica in Campania (la regione in cui una coppia di sposi invita a Procida 200 invitati), il Papa lancia l’allarme con voce accorata: attenzione, sulla terra si sta abbattendo una catastrofe educativa, per colpa del Covid dieci milioni di bambini rischiano l’addio alla scuola.

Povero Papa. Non andare a scuola, per il suo candore evangelico, è una catastrofe. Imparasse da noi, una buona volta. Per noi chiudere la scuola è il minore dei problemi, la cosa più facile e scontata. La prima che viene in mente. Subito, prima di tutto il resto. Si va sul velluto. Da noi, se non l’ha capito, educazione e istruzione contano come il due di bastoni, quando la briscola è danari.

Lo vedremo presto, di cosa è capace davvero la nostra coscienza civile: non appena richiuderanno, se mai richiuderanno, bar, ristoranti, magari pure il campionato. Quella sì, una catastrofe. Su quella davvero bisogna pensarci quattro volte. In questo mondo conta chi ha, non chi è. In un mondo così, la scuola può anche chiudere del tutto.

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