ORMAI QUELLI DI TIKTOK SONO DA AMBULANZA

Siamo a Napoli. Capitale della fantasia, dell’ironia, dell’umorismo, città natale di comici inarrivabili. Siamo a Napoli, dove Eduardo Scarpetta scalzò la fama della maschera di Pulcinella, facendo il benefattore di donne che erano sue amanti, facendosi chiamare zio da bambini che erano suoi figli. La domenica, ogni domenica, li radunava tutti e tutte in allegre, opulente tavolate in cui ognuno e ognuna fingeva, ognuno e ognuna recitava. Nella vita reale. Tra i suoi figli-nipoti Eduardo De Filippo il quale, amando lo zio padre, riuscì a seguirlo e forse superarlo in una straordinaria carriera teatrale, mentre Peppino e Titina furono con Scarpetta assai più severi e distanti. Per loro, per Peppino e Titina, c’era, c’è, un limite a tutto.

Siamo a Napoli, dove arriva un’ambulanza a sirene spiegate non per un’emergenza, ma per trasportare alcuni personaggi di Tik-Tok all’inaugurazione di un negozio. Tik-Tok è il regno dei nuovi comici, dilettanti, surreali, dove qualsiasi cosa viene usata da gente comune per fingersi Scarpetta: ubriachi al volante, tradimenti (e violenze) domestiche, risse, furti, sesso più o meno esplicito. E bambini, e bambine, naturalmente. Più o meno ignari o ignare.

Un’ambulanza a sirene spiegate. Uno stratagemma per beffarsi del traffico o una trovata teatrale, appunto? Sarebbe stato un amletico dubbio che avrebbe riguardato quante, 30, 40 persone? Quelle che erano lì per l’inaugurazione del negozio, insomma. Invece è diventato un caso nazionale, perché il video è stato pubblicato dagli esercenti e rilanciato sia dal deputato Francesco Emilio Borrelli che dall’associazione “Nessuno tocchi Ippocrate”. L’ambulanza, per la cronaca, non era dell’Asl, ma di una ditta privata. “Episodio di dubbio gusto, inaccettabile, procurato allarme”, sono insorti il deputato e l’associazione. “Chiediamo alle autorità di prendere seri provvedimenti penali contro queste persone (…) che hanno infranto la legge, hanno sminuito l’immagine di chi si adopera tutti i giorni per tutelare la salute altrui.

Viviamo da tre anni apprezzando il lavoro instancabile, a volte eroico, degli operatori della sanità. Ho dedicato il mio ultimo libro, la vita del più grande medico argentino, ai medici e agli infermieri di tutto il mondo. Viviamo un’esistenza reale e una virtuale, quella social, in realtà più reale di quella reale, dove per esempio spopola un gruppo che canta e balla ai funerali, irridendo bara, becchini, parenti e amici distrutti dal dolore. Forse arrivare a quel negozio con un carro funebre sarebbe stato più educato, meno irridente verso la categoria delle pompe funebri e dei trapassati stessi? Per il semplice fatto che è una gag già collaudata (con successo)?

Ci occupiamo di altri problemi, su @ltroPensiero.net, e io stesso ne ho e mi occupo di più seri. Credo anche Ippocrate ne avesse e ne abbia di più impellenti. Avessi letto della notizia e basta, avrei scosso la testa. Avendo letto dell’insurrezione che ha provocato, mi ha fatto ugualmente scuotere la testa. Se non avevano chiesto il permesso in Comune, darei ai falsi lettighieri una bella multa, evitando magari interrogazioni parlamentari e dintorni.

Napoli è cambiata, la città è molto più pulita e anche molto più ordinata: i vigili non ti fanno più cenno di sgombrare l’incrocio anche se il semaforo è rosso, come è capitato a me e come raccontava De Crescenzo (tra l’altro l’omonima Rita De Crescenzo era la star dell’inaugurazione di quel negozio, cantante e tiktoker professionista, criticatissima perché solo qualche giorno fa è morta sua mamma e lei era all’evento, molto allegra).

Non ha perso però il suo spirito dissacrante, Napoli, anzi si è adeguata al mondo. Reale e virtuale. Su un’ambulanza a sirene spiegate per l’inaugurazione di un negozio (non è neanche dato sapere che cosa venda) sia una messa in scena, possiamo discutere tutti: originale o idiota, come parrà senz’altro a chi con l’ambulanza ha avuto a che fare per lavoro o necessità. C’è un limite a tutto. Discutiamone al bar a fianco, però, senza intasare social e giornali: sarebbe solo ulteriore pubblicità a quel negozio rimasto giustamente anonimo.

Interroghiamoci piuttosto sul perché in vari luoghi e uffici del mondo, sia partita da tempo una campagna proibizionista per vietare Tik-Tok…

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