ORMAI I PROF LI PRENDIAMO TRANQUILLAMENTE A SCHIAFFI

Miei cari altropensanti, cosa volete che vi dica? La scuola italiana non finisce di deludermi, mano a mano che le mamme imbiancano e i bimbi crescono. Oggi, mi trovo a scrivere dell’ennesima situazione grottesca, verificatasi in un liceo di Castellammare di Stabia, intitolato, un po’ pomposamente, a Plinio Seniore, che sarebbe poi Plinio il Vecchio. Protagonista, anzi vittima, dell’episodio è una professoressa d’inglese, la signora Celotto, presa a ceffoni e pesantemente insultata dalla madre di un’alunna di prima superiore, che è venuta fuori dall’aula ad aggredirla, accusandola di fare favoritismi nelle sue valutazioni. La solita vecchia storia, in fondo: quella è nella manica, con quell’altra, invece, ce l’ha personalmente.

Da che mondo e mondo, gli studenti e, per conseguenza, i loro genitori, tendono a giustificare i propri insuccessi scolastici, mascherandoli da ingiustizie: e va detto che, qualche volta, hanno anche ragione. Un conto, però, è mugugnare: altro è passare alle vie di fatto, come è accaduto in questo caso. All’inizio, leggendo la notizia, confesso che un pochino mi è venuto da ridere: mi sono immaginato la scena, con la bassaride invasata e berciante che prendeva a sberle la povera docente, come in una pulcinellata in pretto stile partenopeo.

Poi, però, passato il momento d’ilarità, mi sono reso conto della paradossale e vergognosa situazione in cui si è venuta a trovare la professoressa Celotto: aggredita e abbandonata, verrebbe da dire. Il giorno prima dell’aggressione rusticana, infatti, la dirigente della scuola l’aveva convocata, per chiederle ragione dei malcontenti che serpeggiavano in quella classe, circa i suoi criteri di valutazione. Capito? I dirigenti mica tutelano i loro insegnanti: macchè. Obbiettivo primo di un preside è non guastarsi con la clientela, se rendo l’idea: dopo averli catturati con l’esca degli open day, i clienti non si possono perdere per una professoressa che dà troppe insufficienze!

Infatti, dopo l’esamino, la povera insegnante, quando è stata malmenata è rimasta sola: sola come un cane. Nessuno è intervenuto in sua difesa, nessuno l’ha soccorsa né l’ha accompagnata all’ospedale, dove è dovuta andare da sola. Immagino umiliata e mortificata, oltre che contusa. Il bidello ha fatto spallucce, i colleghi fin de non recevoir, la dirigente chiusa in un rigoroso riserbo. In altre parole: bella mia, sono affari tuoi, veditela tu!

Questa è la scuola italiana del terzo millennio. O, meglio, questo è uno dei mille modi di svilire fino alla feccia la scuola italiana. L’insegnante, prima ancora che sottopagato, è umiliato, considerato una sorta di paria sociale, abbandonato a se stesso: per avere rispetto occorre avere dignità e questa dignità, agli insegnanti italiani, è stata sottratta. Non so dire se scientemente, ma che sia stata sottratta è un fatto incontestabile. Alla madre manesca è andata bene per il fatto di aver di fronte una signora pacifica e di una certa età: fosse capitata a me la stessa cosa, me ne sarei fregato delle conseguenze e – lo dico in tutta sincerità – al pronto soccorso ci sarebbe finita la schiaffeggiatrice.

Ma sono quasi certo che, se ci fossi stato io, non ci avrebbe neppure provato: certi soggetti, per solito, sono forti coi deboli e deboli coi forti. Gli è che, purtroppo, gli insegnanti sono quasi sempre deboli: questo autorizza certi genitori a fare la voce grossa. Il famoso modello per i figli. Come no.

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