Opinionisti del pallone. La razza più esilarante. Opinabili. Spuntano ovunque come funghi dalle cappelle enormi nella macchia. Pareristi compulsivi. Se nessuno misericordioso li ospita, uno straccio di radio o di blog, ti scoppiano il cellulare con i loro commenti.
Tracce di vita su Marte? No, fonemi a caso, rimasugli dei nastri di Krapp. A farla breve, una marmaglia di saccenti coglioni che si sbattono per arrangiare la loro saputella. I più coglioni (si distinguono in questo quasi tutti gli ex giocatori) sono quelli che credono davvero di averne una. Busti pomposi indovinabili anche nelle nebbie del web. Gli altri, i professionisti dell’opinione, sono vecchi guitti, stenotici gigioni che, in cambio di un obolo sempre più modesto, spesso un’elemosina, arrangiano ogni volta una verosimile zuppa e una malinconica zuffa per la massa canina che li ascolta religiosamente per poi abbaiare in altre piazze la loro versione. La vendemmia di giovani e pomposi opinionisti non conosce tregua.
Il più scaltro di tutti è il più vetusto, il mio amico Giampiero Mughini (ma non so se dirci davvero amici visto che non ci siamo mai scambiati il 740, anche se una volta almeno siamo stati davvero intimi quando un bus di notte ci stava travolgendo, io alla guida della motoretta e lui dietro avvinghiato a me come una tremula donzella, che urla a un passo da morte certa, avendo messo a fuoco l’essenziale del tragico: “…E non ci pagano nemmeno!”). Dicevo Mughini, nel frattempo sopravvissuto. Lui si è fatto una palazzina a Trastevere con i cachet di Mediaset, semplicemente arrangiando due tre trucchi televisivamente infallibili da vecchio marpione: una maschera da cinema muto, smorfie esagerate, occhi e occhiali dilatati, pupille roteanti e, passando dal muto al sonoro, le voci stentoree e ben scandite dei doppiatori d’antan, vecchi scuola tipo Glauco Onorato, Gualtiero De Angelis o Pino Locchi. Aggiungi due o tre boutade, un lazzo da reiterare a oltranza e il gioco è fatto, i pesciolini abboccano. L’ha fatta franca per tanti anni, Giampi, strabuzzando e declamando. Spesso, senza nemmeno lo sforzo di dover simulare un’opinione.
A essere onesti. Nessun uomo onesto può dichiarare di avere un’opinione, senza dichiarare di averne una esattamente contraria. Se hai frecce sufficienti al tuo arco e la necessaria cattiva fede puoi spacciarti davanti alle stesse masse per comunista e nazista, ateo e fideista, oltranzista e relativista. Molti l’hanno fatto. A volte anche facendosene un vanto, mai un problema. Spacciati per esseri spregevoli che si convertono per motivi spregevoli, piccoli delinquenti, i voltagabbana sono nei casi più nobili testimoni innocenti di quanto sia friabile e rovesciabile il tessuto della logica. Puoi slittare da un polo all’altro del mondo in un battito di ciglia. Convincere il mondo che Cristiano Ronaldo sia indispensabile alla Juve e il suo contrario. E avere ogni volta la ragione dalla tua. Insomma, l’unica vera zuffa leale è litigare con se stessi.
Cambiare opinione è legittimo ma loffio. Probo sarebbe avere le due opinioni contrarie nello stesso momento, due o anche tre opinioni simultaneamente, senza per questo sentirsi una banderuola, ma solo un’onesta cassa di risonanza di come va il vento della parola combinato alla truffa della ragione. Poiché nessuno al mondo ti pagherebbe per avere due opinioni contrarie nello stesso momento in cui sei chiamato a formularne una univoca, ecco la parata esilarante del pensiero unico e delle zuffe a seguire. Macchiette grottesche escono da quegli studi televisivi come gattoni sazi e cornuti. Tornano a casa e magari trovano mogli ospitali nel letto invece che una rumorosa pernacchia. Ma non durerà a lungo.
Per quanto mi riguarda, giuro la mia ammirazione per chiunque mi dimostri nella prossima mezz’ora di poter essere e di poter credere tutto e il contrario di tutto.