OGGI LE COMICHE SU TELEGILETTI

Via, è andata. Il mostro sbattuto in prima serata, ed è subito cronaca di un successo annunciato. Giletti a Mosca ci è andato davvero, sette per cento l’indice di ascolto, pare buono per La7, tutti felici e contenti. Quasi.

Diciamo subito però di quella che tra le righe è apparsa come la minaccia per i tempi che verranno. A un certo punto, digressione a margine del comizio, la portavoce del ministro russo Lavrov afferma: “Lei (lei sarebbe Giletti) non è mai stato in Donbass, non sta capendo cosa succede lì, non sa a quali bombardamenti è stato sottoposto dal regime di Kiev, lei non capisce cosa significano le persone morte”.

Più che Giletti a Mosca, sembra un Giletti, mosca!, ma andiamo avanti.

Non paga, perfida in quanto sodale di Putin, ma perfida anche nei confronti dei telespettatori italiani, aggiunge, “andiamo insieme in Siria, ad Aleppo”. Frittata fatta, la brace arde.

Ecco, la portavoce, la Zacharova, forse non se ne rende conto, certo non ha idea di cosa può avere innescato, perché ora quale può essere il nuovo colpo a effetto, il coniglio da estrarre dal cilindro da parte del Massimo nazionale? Ovvio, la tournéè prosegue, direzione Donbass, resta solo da decidere l’outfit. E poi Aleppo e la Siria, Giletti non è tipo da scansare le sfide. Siamo in piena epopea Giochi senza frontiere.

Questa la perla, o la pillola di cianuro, ma intorno è accaduto di tutto, ma proprio di tutto.

Giletti teso come mai lo si è visto. La portavoce che pontifica, certa che a ovest del confine russo ci siano solo mentecatti lobotomizzati, lui primo della lista. Giletti sempre più teso, come mai lo si è visto. Sallusti che inviperito se ne va per a causa del sermone filoPutin, non prima di aver annunciato che rinuncerà al compenso per la trasmissione, quale eleganza. Giletti tesissimo come mai lo si è visto, e in effetti qualcosa non va.

Mancamento di Giletti, dramma in studio a Roma, Myrta Merlino pronta a prendere le redini del programma in attesa di sapere cosa sia successo, apprensione generale, la ciliegina sulla torta.

Nessuna allusione a un possibile svenimento artefatto, sia chiaro, nessuna. Ma va detto che comunque avevamo avuto tutte le avvisaglie, lo spettacolo sarebbe stato più circense che giornalistico. Di giornalistico in realtà rimangono le cronache, tali per definizione, quelle del giorno dopo, che certificano le derive del baraccone e l’inutilità della scenografia, non oso arrivare alla sceneggiatura.

Mai come in questo caso, la gratuità degli orpelli è stata evidente, molto più che nella trasferta ucraina. A cosa è servito essere a Mosca? Quale il contributo alla causa giornalistica? E quale giornalismo poi? Ormai è materia da trattato: più la tv è deforme e mostruosa, più smuove gli indici d’ascolto. Poi certo, qualcosa bisognerebbe dire anche si di noi, noi pubblico, che questa nuova sottocultura stiamo alimentando alla grande.

Ricapitolando, abbiamo avuto un comizio, una defezione, schermaglie varie come da copione, uno svenimento, un avvicendamento, un riavvicendamento, interpretazioni memorabili, tra sconfortati, iracondi, timorosi, timorati, accusatori, pacificatori, ma qualcuno in tutto onestà ne è uscito più informato? O almeno con qualche dubbio in più?

Il mostro, un certo modo di fare informazione, questa volta ha messo sé stesso in prima pagina, svelando definitivamente il trucco e l’inganno e presentandosi per quello che è: intrattenimento, per chi gradisce.

Il bello della diretta poi aiuta, sempre, e i tempi sono quel che sono, serve qualcosa in più, attrattiva e suggestione a basso prezzo (altissimo in realtà, chiedere all’editore Cairo nel dubbio), fronzoli e stelle filanti, perché non si può fare dibattito e informazione senza, l’ego ha bisogno di un palco adeguato. Peccato che l’eccesso di artificio, il contenitore, finisca per mettere ancora più in evidenza la pochezza del contenuto.

Per gli appassionati, ad ogni modo, lo spettacolo continua. Meno male che su un altro canale c’era Bollani.

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