Si pensa che oggi l’agone politico sia particolarmente duro, perfino efferato, ma nel 1948, con l’avvicinarsi delle elezioni politiche, gli opposti schieramenti non esitarono a diffondere messaggi fortissimi per indurre nei cittadini uno stato di costante preoccupazione. Da destra, l’attacco anticomunista fu particolarmente sanguigno e, in ultima analisi, efficace. Oltre al celebre slogan coniato da Giovannino Guareschi ( “Nel segreto della cabina Dio ti vede, Stalin no”), il fronte democristiano suggerì un’immagine inquietante: accampamenti di cosacchi in piazza San Pietro, i cavalli intenti ad abbeverarsi nelle fontane di Roma.
Non si sono mai visti, per fortuna, i cosacchi in piazza San Pietro, non nel 1948, non in anni più recenti. Questo non vuol dire però che le truppe russe non abbiano mai raggiunto le piazze italiane: non a cavallo, non armate di spada e fucile, ma diversamente e non meno letalmente equipaggiate.
E’ accaduto nei giorni scorsi a Bologna, dove, in piazza della Mercanzia, si è presentata un’agguerrita troupe di Rossiya 1, il primo canale della televisione russa, il Tg1 di Mosca in altre parole. La presenza dell’equipe russa, con tanto di giornalista armata di microfono, si era resa necessaria, agli occhi dell’informazione moscovita, da una notizia di portata mondiale, capace di incidere, evidentemente, sugli equilibri globali. Il sindaco di Bologna, Matteo Lepore, aveva infatti appena deciso di procedere con lo sgombero di un centro sociale, Villa Paradiso, e in sua difesa si era sistemato in piazza uno schieramento di protesta formato dal Coordinamento No Nato Emilia-Romagna. La giornalista ha avuto dunque buon gioco nel porgere il microfono ai manifestanti e raccogliere – in tutta libertà – opinioni contro la… soppressione della libertà di parola. “Per la libertà di parola sono scesi oggi in piazza decine di italiani – ha spiegato la giornalista russa -. Il Comune ha sgomberato gli affittuari con il pretesto del cambio di destinazione d’uso dell’edificio. Per la verità subito dopo la proiezione di un film documentario sugli eventi in Ucraina”.
Sorvolando forse un poco affrettatamente sulla natura degli “eventi” in Ucraina, l’inviata ha dunque attaccato il sindaco Lepore, accusandolo di aver “deciso di liberare la città dalle fonti di informazione alternative e da quei posti in cui esse possono essere ricevute”. Dunque, nell’Europa oggi imbavagliata e foraggiata da continua, sediziosa propaganda, l’unica “fonte alternativa” di informazioni, diciamo pure l’unica sorgente possibile di verità, sarebbe stata Villa Paradiso di Bologna e il Coordinamento No Nato dell’Emilia-Romagna.
Va detto che la presenza di Rossiya 1 costituisce una violazione delle sanzioni imposte dall’Europa alla Russia dopo l’invasione dell’Ucraina: l’emittente è stata infatti messa al bando dall’Ue come “Organo di disinformazione”. A questo proposito, non sono mancate le proteste, elevate in particolare dalla vicepresidente del Parlamento europeo Pina Picierno, alla quale, però, deve essere sfuggito il fatto che Rossiya 1, con il servizio da Bologna, non ha affatto prodotto “disinformazione”. Al contrario, ci ha accuratamente informato sullo stato dell’informazione in Russia, ovvero sul suo preciso, scientifico impegno di portare alla brava gente di Mosca e dintorni una narrazione distorta per non dire rovesciata. Nel Paese dove gli oppositori del regime vengono trascinati in galera o ammazzati, lo sgombero di un centro sociale a Bologna viene fatto passare per “soppressione della libertà di parola” in Occidente. Il bue che dà del cornuto all’asino, in confronto, fa ridere.
L’Unione europea in questo quadro conferma però la sua debolezza: perché impedire, almeno formalmente, a Rossiya 1 di mandare inviati sul suo territorio? Una decina di altri “scoop” come questo e la posizione del regime russa non potrà più essere equivocata, almeno da chi conserva gelosamente un minimo di limpidità intellettuale.