E un progetto è una cosa seria, vuoi che subito non s’accodi qualcun altro? E infatti il piatto è servito. Ecco Alessandro e Antonello che si fiondano sulla vetrina della libreria Antigone, a Milano e dove altrimenti, e non si fanno pregare, espositori ripuliti, esposizione sul Web, sui social e tutto il bla bla di contorno.
C’era da aspettarselo, dunque. Ora leggo che i proprietari della libreria Antigone dicono: “Che sia un invito a comprare un libro, cinque o l’intera vetrina quello che importa è il significato sociale e culturale nel voler difendere e sostenere le librerie indipendenti. Un bell’esempio da seguire e diffondere, per l’editoria e per la cultura in generale”.
Bene, benissimo, però io mi sento un po’ guastafeste in questo tripudio di begli intenti. Lo sappiamo tutti: prima, durante e dopo l’onda rimaniamo quelli di prima. Quelli che leggono tantissimo, molto più di un tempo, ma vale in senso tecnico, nel senso che leggiamo tutto quello che transita sui nostri schermi, quello che atterra sulle nostre piste, quello che pubblichiamo, quello che ci viene inviato in risposta, leggiamo tantissimo, è la verità.
Libri non molti però. Un po’ più d’estate e quelli di grido, quelli che la paziente libraia ti suggerisce dopo che hai chiesto: ma qualcosa di appassionante, di emozionante? Non noioso, leggero ma che faccia pensare e se ci sono anche un po’ di tensione e trepidazione meglio, sotto l’ombrellone poi, sa…
Ma oltre l’onda, anche quella del mare, che impingua per un giorno, o una settimana, o un mese le casse delle librerie e oltre la pubblicità che ne deriva, non saranno questi gesti ‘voluminosi’ a cambiare gli animi e le disposizioni. Diciamo che abitualmente ci interessa altro e i libri continueranno a rimanere una necessità collaterale, qualcosa da non dimenticare per non fare proprio la figura dei beoti e qualcosa che può aiutare a riempire le giornate delle vacanze.
Non un bene di prima necessità, comunque, mai un bene di prima necessità. Questi siamo e questi rimarremo anche dopo che l’onda si sarà placata, e non che sia un mare forza 9.
Sono sinceramente felice per il benessere momentaneo delle librerie beneficiate, sono sinceramente felice per la pubblicità che ne deriva, ma sono irremovibilmente convinto che se si può cambiare in meglio, non passa da queste azioni la rivoluzione, che comunque mi pare a dir poco improbabile.
Si resiste, d’accordo, tutti quelli a cui importa, e ovviamente in tutto questo c’è anche un poco di risentimento del frequentatore abituale delle librerie, anche un po’ maniaco. Quello, per intenderci, che non rastrella le vetrine, ma si aggira tra gli scaffali per ore e sceglie. Incredibilmente, sceglie.
Uno, due, a volte tre o anche quattro libri a settimana, ma usa le mani, gli occhi, l’olfatto, le orecchie mentre sfoglia e se potesse ci metterebbe anche il gusto. In piedi, seduto, in ginocchio, un po’obliquo e comunque non di rado scomodo, ma felice.
Se esiste un messaggio che possa muovere gli animi e le disposizioni nei confronti delle libri e delle librerie, credo passi da qui, dai corridoi a volte un po’ angusti ma pieni di sorprese, quasi sempre inaspettate.
Entrare in una libreria e non sapere mai cosa avrai sotto il braccio o nello zaino quando uscirai. Ecco, questo mi pare bello e duraturo, questa mi pare l’onda che valga la pena cavalcare.