NON POTERNE PIU’ DI AUGURI

di GHERARDO MAGRI – Non ne posso più di ricevere gli auguri, sono sfinito. Alzo bandiera bianca. Mi dichiaro apertamente maleducato, ma non riesco a starci dietro.

Il filotto Natale, Santo Stefano, Capodanno e poi la Befana mette ko anche i più gentili esseri umani.

Arriva di tutto. Ci sono quelli che anticipano, i recordman dell’augurio in anteprima. Anche tre giorni prima dell’evento, cominciano a piovere whatsapp per farti sentire in ritardo. Guardo il calendario e mi chiedo perché così presto.

Ci sono quelli anonimi, i più odiosi “tanti auguri a te e alla tua famiglia”, nessuna firma, nessuna dedica personale. Si capisce lontano un miglio che li mandano a macchinetta. Ma questi non sanno nemmeno se ho una famiglia: non rispondo più da tanti anni.

Ci sono quelli logorroici che mandano messaggi copiati lunghi un chilometro. Non ci stanno nemmeno in un unico testo. Di solito, a metà mi arrendo.

Ci sono quelli creativi che mandano video più o meno divertenti, ma che ti fanno stare col fiato sospeso per vedere come finiscono. E, nel frattempo, arrivano altre anteprime.

C’è ancora qualcuno antico che lascia messaggi in segreteria telefonica, non li riascolto mai.

I più diffusi sono ormai i messaggi vocali. Li odio con tutto me stesso, in particolare quelli lunghi. Perché non si riesce quasi mai a sentirli tutti di fila, basta uno sfioro leggero sullo schermo e si interrompono. Se sei in macchina, entra il Bluetooth e ciao. Roba da ragazzini.

Ci sono quelli che hai per caso sentito o visto per strada e con cui ti sei scambiato auguri più naturai e diretti, eppure ti scrivono lo stesso. Ancora?

Ci sono quelli che non mollano e che rispondono alla tua risposta, perché amano avere l’ultima battuta.

E che dire delle chat? La vera maledizione dell’era digitale. Assisti ai funambolismi di gente semi-sconosciuta che avrà di sicuro fatto un corso intensivo sugli auguri più originali. In questo caso, perdo il filo completamente e mollo il colpo.

Ci sono gli auguri multipli, cioè ne arrivano diversi dalla stessa famiglia, uno per componente. Se da una parte ti fa piacere, dall’altra viene voglia di urlare “ma perché non vi riunite tutti in una stessa stanza e ne fate uno cumulativo?”.

Ci sono gli abitudinari e i solisti delle ricorrenze. Ricevo auguri da persone che non sento mai, leggo i loro nomi solo in queste occasioni: ha senso?

Ci sono anche quelli che ti fanno pesare di non aver risposto, provocandoti sensi di colpa.

In questa babele incessante e parossistica di parole, immagini e video che si rincorrono e che intasano i telefonini, mi viene una pesante nostalgia della stretta di mano sincera, di un abbraccio, di sguardi occhi negli occhi e – perché no – di un’espressione vocale dal vivo, una qualunque, per non parlare addirittura del biglietto o della lettera di una volta.

E’ il miglior augurio che posso fare a tutti.

3 pensieri su “NON POTERNE PIU’ DI AUGURI

  1. Arturo dice:

    Bravo Ghe è mancata soprattutto la cena della 5G, per quegli abbracci forti che da ex atleta solo tu puoi dare.
    A presto? Speriamo!

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