NON POSSIAMO SCOPRIRE LA BARBARIE DEL CAPORALATO SOLO ADESSO

Cosa si può dire ancora su Satnam Singh, lasciato morire dissanguato, senza un braccio, depositati l’uno e l’altro come rifiuti davanti a casa. Come un rifiuto impossibilitato a immaginare una seconda vita, perché i carnefici hanno anche impedito alla famiglia di chiamare i soccorsi, requisendo i telefoni. Scrivo carnefici perché questo sono i responsabili di un tale orrore.

Cosa si può dire ancora sul lavoro in nero, sul caporalato, sullo sfruttamento dei braccianti stagionali o di un anno intero.

Difficile uscire dal trito commento di circostanza che ogni volta proviamo a esprimere, eppure proprio ricorrendo al già detto si può provare a uscire dalla banalità. Da quanto tempo parliamo di lavoro nero nei campi, di sfruttamento, di caporalato?

Al sud come al nord, vedasi le recenti vicende di Ostiglia in provincia di Mantova, tutto questo avviene alla luce del sole e si perdoni l’involontaria amara ironia. La luce e il sole sole che fanno maturare i pomodori e gli altri frutti della terra, sono gli stessi che in qualche modo ammazzano i braccianti schiavi. A volte è difficile non pensarci quando li addentiamo, i pomodori, seduti comodi alle nostre tavole.

Uno Stato giusto avrebbe dovuto intervenire prima e dovrebbe intervenire ora. Non solo sull’onda dell’emotività e dell’indignazione, come al solito. Dovrebbe cancellare questo inferno, perché lo può fare, perché nulla è nascosto, parliamo di un inferno a vista che dovremmo cancellare adesso, subito, non si capisce cosa impedisca di farlo.

Gli schiavi sono lì, da vedere, alla luce del sole, le baraccopoli dei braccianti pure, quindi perché continuiamo a permettere queste carneficine, questo ignobile sfruttamento?

Nemmeno abbiamo la giustificazione del mare, delle onde assassine, degli scafisti, dell’imprevedibilità delle partenze e degli approdi. Sono tutti già qui, sulla terra ferma, non più uomini, potenziali cadaveri, in balia di manipoli di anime marce che li schiavizzano e non hanno pietà per nessuno.

Non servono decreti, norme, ammende. Serve andare lì, sul posto, e farla finita, una volta per tutte.

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