NON ESISTE CHE QUELLO DI SMITH SIA UNO SCHIAFFO MENO SCHIAFFO

E comunque quello di Will Smith resta uno schiaffo. La notte degli Oscar ancora risuona di quel gesto plateale, appena sovrastato dallo stridore di unghie che scivolano sui vetri, colonna sonora per tanta gente impegnata nel distinguo, nella specificazione, nella comprensione.

Se si vuole fare della chiacchiera mondana, all’aroma di dollari e colonia, va bene tutto. Ma se restiamo al fatto, quello è e quello resta uno schiaffo a freddo. Attenuanti? Deboline: la battuta neanche tanto divertente sulla capigliatura della moglie. Magari sufficiente per smuovere i peggiori istinti dei più sensibili, ma in ogni caso fuori concorso a livello di giudizio. Lo schiaffo resta schiaffo, cioè un gesto di violenza brutta (non che ce ne sia di bella), perchè se uno schiaffo ha più contesto in una rissa da bar o in una taverna d’angiporto, di sicuro è fuori luogo e fuori posto in un teatro americano, sedicente epicentro della cultura e della civiltà.

Però è Will. Però è un cannone. Però come attore è il numero uno. E allora a qualcuno basta per attenuare la solita censura, per graduare la condanna, per accorciare la presa di distanza. Se abbiamo sempre detto “la violenza mai, in nessun caso”, questo è il caso in cui sembra poter passare “per una volta, la violenza va capita”.

E allora mettiamoci d’accordo. Scriviamo sui codici che se lo schiaffo lo rifila un muratore all’incrocio per una precedenza mancata, questo è un reato indegno di un paese civile, che proprio non può passare, perchè non ha giustificazioni. Se invece lo schiaffo lo dà un attore, se ne può parlare: si parla magari di schiaffo d’artista, di schiaffo d’autore. In ogni caso non è così grave, dopo tutto non è poi così imperdonabile. Perdonabilissimo, dai. Will è tanto bravo.

Sinceramente ci capisco poco. Per me alzare le mani resta alzare le mani, sempre, ovunque, per chiunque. Parlo della violenza che aggredisce. Tutto diverso, tant’è vero che la capisco e anzi faccio il tifo, per la legittima difesa. Evidentemente, non è questo il caso di Smith, che è partito di sana pianta e ha piazzato la pizza in faccia al comico che non fa ridere nessuno. Gesto unilaterale, da vero aggressore, dunque fuori da ogni logica. Punto. Può chiamarsi pure Smith, casualmente è anche il mio attore preferito, ma resta il pessimo tanghero di una serata da coatto. Dovrebbe pure risponderne in tribunale, se la legge fosse davvero uguale per tutti, se la giustizia fosse davvero giusta. Anche in assenza di denuncia. Se invece vogliamo dire che gli schiaffi di certa belle gente, in definitiva, sono carezze d’amico, allora forza, liberi tutti, schiaffo selvaggio e andiamo fuori a regolare un po’ di conti, ciascuno con le sue brave attenuanti. Auguri all’Occidente civile e pacifico.

Ps: volutamente nemmeno mi soffermo sull’ipotesi se Will Smith fosse bianco…

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