NON E’ UNA RAPITA ISIS, E’ SOLO UNA STUDENTE

di JOHNNY RONCALLI – Questa non me la conta giusta! In pieno esercizio della scuola a distanza, la DAD, e insospettita dalle risposte della studentessa, questo deve aver pensato l’insegnante del liceo di Verona che, spinta da morbosa e pruriginosa smania di controllo, ha pensato di chiederle di mettere una benda agli occhi. Riducendola e umiliandola come una rapita dell’Isis.

La studentessa, deferente, forse sorpresa, certo intimorita, esegue e la frittata è fatta.

Non è la prima volta, era già accaduto dalle parti di Salerno, ma se devi arrivare a questo, allora lascia perdere. Un 6 politico e via, non si interroga più. Oppure ti fidi, sapendo che, come del resto avviene in classe, qualcuno te la farà. Che tanti studenti tirino a fare i furbi non è un sospetto, è una certezza. Ma questo non autorizza i metodi medievali di controllo: ce ne sono altri, molto più raffinati, che un buon maestro deve conoscere e praticare a menadito. Il furbo va stanato con l’intelligenza, non con le bende.

Comprendo la frustrazione dell’insegnante, ma, in questa situazione, più che mai credo che ci si debba affrancare dalla funzione di controllo che si intende esercitare, almeno di questi eccessi che sanno di furore maniacale.

Alla professoressa vorrei dire poi di rassegnarsi, prurigine o meno. Si metta l’animo in pace, chi vuole ingannarla troverà sempre un modo per farlo, ma c’è qualcosa che nessuno stratagemma, nessun espediente tecnologico può eludere: la voglia, la capacità, l’impegno che si possono impiegare in un ragionamento, in una richiesta di ragionamento non preconfezionato, inducendo a collegare, immaginare, creare.

Qui la professoressa non avrebbe avuto bisogno di bende, manette, camicie di forza. In una contingenza come quella che stiamo vivendo, pare inevitabile abbandonare le richieste da nomi, cose, città, rispettabilissime peraltro, a favore di richieste di collegamenti, ipotesi, spiazzanti paralleli. E su questo terreno, un maestro capisce subito chi usa la propria testa e chi bara, senza bendare nessuno.

Un manuale lo può imparare a memoria chiunque, con più o meno sforzo. Quello che però davvero serve è come usare le cose che vi sono scritte, come strapparle da quelle pagine a volte aride e farne uso, collegando, modificando, adattando, criticando anche. Tocca al professore insegnarlo, e sarà poi lui stesso a verificare quanto sia riuscito nel suo impegno. Senza bendare nessuno.

Cara prof che credi di bendare le furbette, il tuo esercizio di autorità e di controllo è privo di senso, a distanza, qualora volessi esercitarlo. Da casa, chi vuole, te la farà sotto il naso quando vuole, ma prova a farlo ragionare e allora non avrà via di scampo, il ragionamento che gli chiedi non potrà comparire prestampato o scaricato da una nuvola virtuale.

Questa cosa della sciarpa che benda gli occhi ha poi davvero qualcosa di morboso, in tutta franchezza, vien quasi da pensare che da qui al barone von Sacher-Masoch il passo non sia poi così lungo.

Da che mondo e mondo, chi non ha provato, almeno una volta, a esercitare un po’ di doping nelle interrogazioni o nei compiti in classe, attraverso bigliettini, foglietti comunitari, polsini, cifrari e codici esoterici? Il problema è che poi bisogna saperli usare.

A distanza, tutto è amplificato, figuriamoci. O ti fidi o ti frusti, a proposito di Sacher-Masoch. Passi la Didattica A Distanza, ma la Benda A Distanza pare un po’ troppo.

Qualcuno sostiene che la DAD sia un’occasione di grande crescita per gli studenti, un’occasione di maturità. Convinti loro…. La maturità non è un’entità che si riproduce per partenogenesi, non funziona per induzione a distanza. La maturità ha bisogno di occasioni in carne e ossa, ha bisogno di sorrisi, arrabbiature, rossori, imbarazzi, entusiasmi che solo la presenza può infondere.

Personalmente non sono mai tenero con i giovani d’oggi, ma lo studente fa lo studente, diligente spesso, discolo altrettanto spesso, l’insegnante, pur con le enormi attenuanti del caso, talvolta non è da meno. DAD o non DAD.

E del resto, a ben vedere, anche se la considerazione è molto amara, quale sublime esempio sta fornendo ai nostri studenti questo bellissimo, ridente, inarrivabile paese di furbetti e furbastri? Perchè dovrebbero muoversi diversamente proprio loro?

Un pensiero su “NON E’ UNA RAPITA ISIS, E’ SOLO UNA STUDENTE

  1. Sara Mezzacasa dice:

    C’è poco da scherzare. Gli studenti vanno “maneggiati con cura”. Hanno bisogno che venga loro indicato il comportamento migliore: ascolto, fiducia, rispetto, comprensione”.
    Solo così svilupperanno il prezioso senso civico.
    Quello che diamo ci verrà restituito.
    Umiliazione, coercizione assolutamente no.
    Peccato che un caso, un comportamento così sbagliato e da condannare faccia notizia.
    Un’enorme ridondanza.
    Spero solo non vanifichi gli innumerevoli comportamenti corretti che la stragrande maggioranza degli insegnanti riesce ad avere ogni giorno con i propri studenti.
    Di sicuro non ci scoraggeremo.
    Ovviamente, sono insegnante.

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