NON CI CAPISCO UN ALGORITMO

di TONY DAMASCELLI – Era il ventiquattresimo della ripresa quando, su un cross dalla destra, il pallone è arrivato a due metri dalla porta ed è, stranamente, finito in rete. Meglio cancellare l’avverbio stranamente perché l’algoritmo lo aveva previsto. La serie di numeri o di circostanze era la soluzione definita da un comando automatico.

Giuro: non lo capisco ma è così, anche se non mi pare. Mi sarei aspettato di tutto, il lancio della monetina, un bambino bendato per l’estrazione a sorte del vincitore o della vincente, l’osservazione delle viscere di animali vari, la caffeomanzia, la consulenza del mago Otelma, il parere di Wanna Marchi e figlia. Ma l’algoritmo per decidere la classifica del campionato nazionale di serie A, caso mai si arrivasse allo stop definitivo, questo no, per favore.

Eppure questo hanno partorito i governanti del football, gente che non conosce nemmeno il profumo dell’olio canforato per ungere i muscoli e non sa quanto pesi il pallone o quanti metri sia alta la porta e che distanza corra tra i due pali. Ma l’algoritmo ha risolto i dubbi e i problemi di chi non ha altro nella vita e nella testa. Non riuscendo ad arrivare al risultato logico, umano, elementare, ci si affida alla sequenza di istruzioni per l’uso ultimo.

Se non fosse nato quel maledetto di Mohammed Ibn Musa Al-Khwarizmi, la cui onomastica è roba da ottotipo dell’oculista, non avremmo dovuto sudare sui compiti di matematica alla voce algebra e, oggi, a cercar di capire che cosa sia effettivamente l’algoritmo. Un compagno di liceo, un secchione che non vi dico, conoscendo il mio livello di apprendimento, mi ha fatto un esempio da prima elementare: “quando bolle l’acqua butti la pasta nella pentola”, significa che il primo suggerimento “metti la pasta in acqua” preannuncia un evento definito “l’acqua bolle”.

Ho scoperto, dunque, di andare di algoritmo da una vita e all’insaputa di me stesso, da quando mangio spaghetti. Non prevedevo, però, che per assegnare lo scudetto o decidere il risultato si dovesse ricorrere all’invenzione del matematico arabo.

Il presidente federale Gravina ha smascherato la mia ignoranza. Lui sì che è avanti con dieci giri di vantaggio. La domanda sorge spontanea: ma se la pasta è scotta, chi ha sbagliato? La cuoca o Mohammed Ibn e tutto il resto?

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