Costui ha estratto, con il vigore consueto e quella faccia un po’ così che hanno quelli che si vestono da arbitri, estratto, dicevo, il cartoncino giallo per ammonire il ragazzo Lookman, autore del gol dell’Atalanta, ma soprattutto colpevole di avere celebrato l’evento portando le mani, con pollice e indice uniti, sul proprio viso, come a dire “occhio gente, io mi chiamo look-man!”.
Risate generali ma non del, come si dice, direttore di gara, che ha equivocato come soltanto certi giudici con fischietto e codice alla mano sanno interpretare, rigidi e arroganti, evitando di ascoltare e comprendere soprattutto le ragioni del “colpevole”.
Prendete Prontera, arbitro di Tricase, città salentina di fascino grandioso e sede di molti set cinematografici. Lui, il Prontera, finge di essere di Bologna, dove ha studiato e dove altri arbitri hanno fatto carriera, Collina a caso. Bene, anzi male: chiamato a fischiare Roma-Lecce ha badato bene di non mostrare le origini e dunque ha colpito i suoi corregionali così da portarsi avanti nel lavoro.
Non dico poi di Orsato e di altri sodali suoi, tutti in linea con le nuove direttive Uef-Fifa, che hanno portato il calcio a giocare un tempo non meglio identificato, tanto che una nuova trasmissione televisiva dovrebbe avere come titolo: “Novantesimo minuto? Ma chi l’ha detto?”.