NON C’E’ COME MORIRE PER VENDERE LIBRI

Lapidi per gli acquisti. L’espressione non è mia, con sfrontatezza la sto rubando a un arguto conoscente, ma credo sia la definizione perfetta e spero non ne avrà a male.

Le lapidi per gli acquisti sarebbero quei catafalchi che le librerie assemblano in occasione della morte di un autore, quei totem che mettono in bella vista l’opera omnia (o quasi) del caro estinto. È un’usanza messa in atto soprattutto da librerie di grido, da catene più o meno affermate, con l’intento smaccato di sfruttare uno degli espedienti pubblicitari più efficaci e intramontabili: la morte.

Sono due le morti eccellenti degli ultimi tempi in ambito letterario, Paul Auster e Alice Munro, autori straordinari la cui dipartita ha permesso alle librerie (e alle case editrici) di mettere bene in mostra le loro opere e ottenere utili insperati.

Le librerie sono furbe e noi lettori degli allocchi. Spesso abbiamo bisogno della morte per scoprire o riscoprire uno scrittore. La parola fine poi, la morte di uno scrittore, ci rende consapevoli di averlo trascurato o ignorato e allora l’estremo saluto è l’ultima occasione per scagionarsi, per non dover ammettere di non averlo frequentato in vita. In extremis, letteralmente.

Non è solo questo naturalmente, c’è un istinto macabro e pruriginoso che inevitabilmente si impossessa talvolta del lettore in queste occasioni e anche, più semplicemente, l’indolente adagiarsi nei confronti del suggerimento quantitativamente implacabile e ineludibile che è il catafalco di cui sopra.

Le librerie e le case editrici tutto questo lo sanno bene e sanno che nell’immediato, soprattutto per un grande scrittore, la morte è il lasciapassare per l’eternità, oltre che sicura fonte di guadagno istantaneo. Macabro o non macabro, pruriginoso o non pruriginoso, le librerie e le case editrici sanno bene che il richiamo sarà per molti irresistibile, e allora perché farsi scrupoli morali: vendiamo libri e sappiamo che grazie alla morte ne venderemo molti di più. Punto.

Il cattivo gusto è evidente, per quel che mi riguarda, ma non sono sorpreso e provo a cogliere l’innegabile aspetto positivo, che pure esiste, sia pure con riserva: molte più persone leggeranno il bravissimo Paul Auster e molte più persone leggeranno la straordinaria Alice Munro.

Per qualcuno sarà una lettura occasionale, dettata dall’infausto evento, per altri una conquista per la vita.

Si vive solo due volte, scriveva Ian Fleming, e per la seconda basta esalare l’ultimo respiro. A riscuotere gli interessi penseranno poi gli altri.

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