NON BASTAVANO LE BOLLETTE, C’E’ ANCHE LA MORATTI

Roma, abbiamo un problema. Un altro. Uno in più. Bisogna trovare al più presto una nuova poltrona alla Moratti, la sciura milanese che da tutta una vita ne fa collezione. Evidentemente non le bastano quelle che ha già occupato. Ultimamente la sua autostima ha registrato un’impennata come il prezzo del gas, convincendola di avere nuovi diritti. Ne è talmente convinta da dare ormai in escandescenze. Da settimane – le piace portarsi avanti – pretende di diventare la nuova presidente della regione Lombardia. L’ha detto a muso duro anche a Fontana, l’attuale governatore, rinfacciandogli di averglielo promesso: tant’è vero che è finita a torte in faccia e lui adesso sta aspettando il via libera dai piani alti per defenestrala dalla sua posizione di vice.

Che cosa faccia credere alla signora Letizia di meritare la Lombardia nessuno l’ha capito tanto bene. Ma questo non le impedisce di pestare i piedi, mandando a ramengo il celebrato (e riverito) aplomb personale, tra regina Elisabetta e Nilde Iotti. Ha talmente la fregola di prendere la posizione che non le importa neanche tanto con quale schieramento arrivarci. Uno vale l’altro. E se non è il centrodestra, avanti un altro. Già Calenda, specialista nella raccolta differenziata e nel riciclo di casa Berlusconi, ha apertamente detto che dopo aver preso la Gelmini e la Carfagna, non avrebbe difficoltà ad appoggiare pure questa, caso mai il centrosinistra, in crisi di rappresentanza, decidesse di affidarsi alla borghesia e alla borghese lombarde.

Sia come sia, appare chiaro che non è più sufficiente ricordare cosa e come abbia fatto la Moratti nelle precedenti missioni. Tra le altre, emergono la Rai, il Ministero dell’Istruzione, sindaca a Milano, la Banca Ubi, tutte con analoghi risultati. La veemenza con cui torna alla carica adesso è legato, nelle sue convinzioni, a come ha fatto vaccinare la Lombardia contro il Covid. Sarebbe tutto merito sue e della sua proverbiale (?) capacità manageriale. Sarà anche vero, ma resta il fatto incontestabile che dopo tutto l’Italia intera si è vaccinata, anche fuori dalla Lombardia, senza tanto baccano e senza tanto sfacelo. Quanto alla celebrata sanità lombarda in generale, è una leggenda metropolitana: basta vedere le liste d’attesa (l’unica sanità lombarda che funziona è quella privata, che costa una cifra). In definitiva, se in Lombardia della Moratti si è parlato tanto, lo si deve al semplice fatto che è arrivata dopo il disastroso sfascio della piattaforma iniziale, targata Fontana, poi agevolmente sostituita da quella di PosteItaliane. La storia vera è questa, il resto sono fantasie personali.

In ogni caso, le vampe della Moratti stanno diventando una fastidiosa mina. Tant’è vero che qualcuno ha già pensato all’escamotage made in Italy: piazzare la Moratti nel governo Meloni, ovviamente alla Sanità, così lei la finisce con le intemperanze e la Lombardia può trovarsi un candidato in santa pace. La soluzione, per la collezionista di incarichi prestigiosi, sarebbe ovviamente accettabilissima. Al momento nessuno sa però se sarebbe altrettanto accettabile per la Meloni. Prossimamente, la puntata cruciale. Resta inteso che comunque quelli messi peggio sono i lombardi: in un caso e nell’altro, della Moratti non si libereranno mai.

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