NON BASTAVA IL BANCOMAT

di CRISTIANO GATTI – Lo scopo: nobilissimo. E chi può essere contrario, si tratta di eliminare una piaga secolare, l’evasione fiscale. E se finalmente si arriva al punto di premiare con soldi veri la popolazione che utilizza bancomat e carte di credito, anzichè banconote colorate di nero, come non esserne felici. Grazie al Cielo, anche l’Italia fa un passo avanti nella civiltà.

Peccato che l’immediato passo successivo sia irrimediabilmente all’italiana. I nostri uffici Ucas (Ufficio complicazione affari semplici), gli unici aperti 24 ore su 24, si sono subito messi al lavoro e hanno partorito il modo più complicato per mandare a quel paese il lodevole progetto contro l’evasione.

Con quel tipico fare – tanto umano – dei nostri tutorial ministeriali, veniamo informati che per battere l’evasione e incassare premi sul conto corrente “basterà”, e sottolineo “basterà”, scaricare l’applicazione “IO”, quindi registrarsi con lo SPID o con la carta d’identità elettronica.

Ora, siccome qui tutti fanno finta di niente per non apparire trogloditi, mi faccio avanti io che non ho problemi a passare per troglodita: hanno presente, quelli degli Ucas ministeriali, che cosa significhi questa procedura? Se lo sono chiesto? Lo prendono in considerazione?

Sarà che io ho una fantasia malata e perversa, ma già me li vedo, tutti quanti. Vedo battaglioni di ingegneri informatici del Politecnico che si riuniscono giorni e giorni per arrivare al colpo di genio del secolo, ma sì, questa applicazione chiamiamola “IO”. Vedo battaglioni di bocconiani, con master ad Harvard, che non dormono notti intere, tenuti su a psicoeccitanti, per arrivare finalmente alla procedura più geniale, la registrazione con SPID (che la massaia e il pensionato di San Donà e di Sulmona notoriamente usano anche per farsi il caffè) oppure con carta d’identità elettronica (che notoriamente tutti gli italiani hanno nel portafoglio). E poi vedo proprio loro, la massaia e il pensionato di San Donà e di Sulmona, ma anche di Seriate e di Avetrano, che scaricano l’applicazione “IO”, si registrano con SPID o carta d’identità elettronica (che non hanno, perchè la loro è di cartone) e quindi partono garruli come rondini in primavera a fare acquisti in giro per borghi e contrade.

Ovviamente non è con spirito disfattista che avanzo qualche titubanza sull’effettiva efficacia di questa grande rivoluzione, delle abitudini e dei costumi nazionali. Io, troglodita per eccesso, immagino solo che queste riforme a larga tiratura, intimamente ed essenzialmente pop, debbano nascere basandosi prima di tutto sulla semplicità e sull’essenzialità. Lo confesso: pensavo addirittura che si potesse fare tutto in automatico, io pago con il bancomat – che di suo sa tutto di me – e in un nanosecondo il sistema (non mi chiedano quale sistema: dico il sistema) accredita sul mio conto quanto mi spetta per la diligente opera di pagatore responsabile.

Evidentemente, sono così sempliciotto e obsoleto da non considerare “i veri termini della questione”, i veri termini della questione che vengono sempre esibiti dagli specialisti agli sprovveduti. Però attenzione: noi siamo sprovveduti e trogloditi, ma qui si rischia che l’operazione pagamento elettronico contro l’evasione sia alla portata di pochi, di quelli che maneggiano app e SPID come Dieguito palleggiava, ma che tra parentesi sono magari proprio quelli più propensi a pagare in contanti, avendo sempre tutto quel nero da smaltire.

Può darsi che i miei siano solo cattivi pensieri. Qualunquisti. Tuttavia non vorrei si dimenticasse l’esito della grande operazione “IMMUNI”, l’app che doveva tirarci fuori dal Covid: così semplificata da mettere in fuga l’intero paese reale. Tanto che ora si parla di silurare l’apposito ministro per il fallimento dell’operazione.

Bastasse sostituire un ministro. Qui purtroppo si tratterebbe di sostituire mezza Italia, l’implacabile Italia degli Ucas, degli ingegneri del Politecnico e dei bocconiani, questa brava gente che mai e poi mai si prenderà la briga di risolvere i problemi mettendosi dalla parte della popolazione comune, della massaia e del pensionato di Sulmona.

La stessa gente, tra parentesi, che da trent’anni ci fa una testa così con il suo mantra ruffiano e pestifero: semplificazione. Italiano, dice niente questa parola?

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