NOBEL PER LA FISICA, SAREBBE QUESTO IL VERO TRIONFO

Nessuno si butterà nelle fontane per questo. Nessuno impazzirà nei caroselli del centro, nessuno allestirà maxischermi per la cerimonia di premiazione. Non per così poco, non per un premio Nobel della fisica.

Eppure, facendo bene mente locale, astraendoci per un nanosecondo da questo mondo rovesciato, in un mondo normale sarebbe questo il vero trionfo da festeggiare: un italiano, il professor Giorgio Parisi, ai massimi livelli della scienza più evoluta per le sue ricerche eccezionali. Già la motivazione è sufficiente per rinchiuderci nei nostri complessi di inferiorità: “Per la scoperta dell’interazione tra disordine e fluttuazioni nei sistemi fisici, dalla scala atomica a quella planetaria”.

Io sono il primo a dover fare outing: al liceo in fisica ero una bestia, invidioso marcio dei miei compagni che palleggiavano senza evidenti fatiche le materie scientifiche. Figuriamoci davanti a questo cervello e alle motivazioni del premio Nobel. A naso, solo a naso, posso immaginare l’importanza di questo riconoscimento, sicuramente più speciale comunque di qualsiasi oro olimpico. Per questo lo accolgo con enorme entusiasmo. Per questo e per altro.

Sinceramente, ero anche un po’ stufo che l’Italia fosse ormai ammirata nel mondo per i successi sportivi di questa stagione magica e strana, prima gli Europei del calcio, poi il quintale di metalli preziosi ai Giochi di Tokio, quindi il titolo continentale delle pallavoliste, poi persino Colbrelli che vince la Roubaix. Cose oggettivamente da pazzi, fantastiche, ma cose anche un po’ settoriali, cui è comunque un po’ facilone e grossolano associare il riscatto di un’intera nazione, benchè a noi stessi torni comodo farla così facile.

Viva il Nobel per la fisica, allora. Un successo che ci sdogana anche un po’ fuori dai campi di gioco, ricordando a chi non avesse molta memoria che non siamo solo ottimi atleti, o cantanti svalvolati come i Maneskin, o artistoidi un po’ naif bravi a disegnare moda e a inventarci auto da corsa. No, amici del mondo, amici che abbinate la ricerca e la scienza – le cose davvero serie e importanti – alla Silicon Valley, anche se non s’incastra bene nei vostri luoghi comuni, noi siamo ancora e sempre l’Italia dei Leonardo e dei Galilei, ma per restare in tema anche dei Fermi e dei Rubbia.

Certo mi rendo conto che rinfrescare la memoria, con sbocco d’orgoglio, agli stranieri risulti anche abbastanza stupido, perchè in definitiva dovremmo ricordarlo prima di tutto a noi stessi, a noi popolo, che facciamo gli occhi del pesce palla se vinciamo un Nobel, salvo muovere folle oceaniche per le vie della capitale dietro al pullman degli azzurri, del tutto imperturbabili di fronte al grande rischio del contagio, del tutto incuranti davanti alle regole violate del distanziamento.

Ecco, da questo punto di vista, credo di poter dire che il Nobel di Parisi non creerà ingorghi in centro e non richiederà battaglioni di Polizia. Mi sbaglierò, ma penso proprio che stavolta non correremo rischi. Anche un Paese cialtrone ha i suoi bei vantaggi.

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