NO, NON E’ UN DREAM-TEAM

di CRISTIANO GATTI – E comunque, a voler essere onesti fino in fondo, bisogna riconoscerlo senza problemi: neppure stavolta è un Dream-team. Neppure con Draghi, neppure se in panchina c’è il supereroe. Per dirla tutta: proprio perchè c’è lui, s’era diffusa la speranza che fosse la volta buona, per un salto di qualità, in senso letterale. Un cambio di passo, una ventata di meritocrazia, fuori dai manuali Cencelli e dalle beghine tra correnti, più o meno sotterranee.

Niente, occasione persa. Pure questa. Sarà per un altro giro, chissà quando e chissà come. Magari suona disfattista, ma non bisogna mai rinunciare alla verità. E allora, lontani dai pregiudizi di bandiera e dal tifo personale, non possiamo certo dire che i sette ministri confermati diventino improvvisamente fenomeni solo perchè li ha nominati Draghi, mentre con Giuseppi Conti erano notoriamente degli impediti. Nel bene e nel male, Guerini resta Guerini, Lamorgese resta Lamorgese, Di Maio resta Di Maio, Bonetti resta Bonetti. O vogliamo dire che Draghi ha il tocco magico e trasforma i rospi in principi azzurri?

Quanto ai nuovi, non cambia di molto. Le Gelmini, i Brunetta, le Carfagna, i Garavaglia, i Giorgetti: già noti e collaudati, in varia maniera. Quello che sono, restano. Tali e quali, anche se fanno merenda con Draghi.

E quanto ai supertecnici di diretta investitura draghiana, da Colao a Franco, diamo il benvenuto: ma vediamoli all’opera, prima di avviare il processo di beatificazione.

In ogni caso, non c’è di che esultare. Non si volta pagina. Non è la primavera di Praga e tanto meno è un 25 aprile. E’ semplicemente una grande ammucchiata con dentro di tutto, per riuscire in qualche modo a fare quello che Renzi non ha concesso di fare a Conte. Una volta queste macedonie venivano chiamate inciuci, attualmente ripieghiamo su eufemismi molto più chic, tipo governo Ursula, unità nazionale, larghe intese. Ma minestrone resta.

Ci tocca: abbassare la cresta e volare più bassi, tutti quanti noi. Poi, presto o tardi, senza tanto piagnucolare, sereni al voto, sperando almeno una volta si realizzi quello che per l’Italia appare ancora come un prodigio paranormale: comanda chi vince. Senza più gli illusionismi dei “responsabili”, delle larghe intese e del pronto intervento di un tecnico.

Nell’attesa, bisogna sperare che l’arlecchinata di Draghi porti a termine le quattro cose urgenti, soprattutto Recovery fund e vaccini. Proprio su questi, io avrei un messaggio particolare per Salvini, che saluta con euforia il nuovo governo, spiegando come i tre ministri della Lega apporteranno esperienza e competenza, o roba del genere. Ecco: se magari lui stesso riesce ad apportare qualcosa anche in Lombardia, cioè dove comanda direttamente tramite Fontana e la Moratti, magari diventa più credibile. Per la cronaca, questa Regione contende alla Calabria il primato negativo nella speciale classifica dei vaccini: quello per il Covid, ma già prima quello antinfluenzale. Lo dico da lombardo, non per sentito dire.

Grazie per l’eventuale interessamento.

Un pensiero su “NO, NON E’ UN DREAM-TEAM

  1. Fiorenzo Alessi dice:

    Egregio Dott. Cristiano GATTI,
    Condivido del tutto la sua riflessione.
    Il mio , dunque , non è un commento.
    È una diffida, a tutela del MINESTRONE , che lei utilizza in termini impropri e chiaramente diffamatori di un alimento che ha fatto davvero la Storia del nostro sgangherato Paese.
    Questi qua, ai quali il neo Presidente del Consiglio Prof. Draghi ha chiesto , semplicemente , unita’ d’intenti per il bene comune , temo che per la gran parte non abbiano neppure il BUON GUSTO del MINESTRONE.
    Cordialmente.
    Fiorenzo Alessi

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