NO, NEMMENO LE DONNE SONO PERFETTE

di CRISTIANO GATTI – Povere gioie, chiedono comprensione. E magari anche un dosaggio di compassione. Se fossero uomini, questi maschi malvagi e piagnoni, non avrebbero né comprensione né compassione. Ma siccome sono femmine, almeno dal mio punto di vista, comunque non ne avranno. Di fronte a uno sfondone non importa di chi è la firma, maschia o femmina: lo sfondone resta e i cocci sono di chi l’ha firmato.

Una è la magnifica rettrice dell’università di Perugia, Giuliana Grego Bolli, che dopo aver coordinato con tanto di sorrisi e foto celebrative il penoso affare Suarez, finalmente decide di dimettersi. Lo fa con una lettera straziante al ministro Manfredi, in cui esprime con il ciglio umido e l’animo a pezzi “rammarico personale e sofferenza”. Ma va? Prima distrugge la reputazione di una gloriosa università italiana per acquisire crediti e compiacenze dalla Juve (avesse detto la Nasa), lei e i suoi degni collaboratori, adesso ci sbatte sul muso tutta la sua sofferenza e tutto il suo rammarico. Povera stella, va capita. Se poi anche lei provasse a capire noi, noi popolo italiano, per l’ennesima volta passati agli occhi del mondo come cialtroneschi Pulcinella, magari faremmo un bel festival di comprensione reciproca.

E poi c’è l’altra, la virologa dissidente e anticonformista Maria Rita Gismondo, che dal Sacco di Milano spara da mesi i suoi siluri contro le nostre stupide paure. Finita a parlare in mezzo a un raduno di negazionisti tedeschi, chiede comprensione: “Credevo fosse un convegno scientifico, sono stata ingenua”. Povera stella, pure lei. C’è anche chi si sobbarca la fatica inutile di spiegarle che solitamente, prima di aderire a una manifestazione pubblica, soprattutto se sei scienziata, dovresti come minimo sincerarti della cosa. Ma tanto conosciamo bene la sostanza del problema: certa gente, dalle nostre parti, quando si accende una telecamera, un titolo di giornale, una riverenza pubblica, non controlla più l’incontinenza e parte in quarta a testa bassa. L’importante è metterci il faccione, poi magari ci sinceriamo con chi ci stiamo accoppiando, eventualmente a disastro compiuto chiediamo comprensione per l’ingenuità.

Sono sicuro che raccontando queste storie mi prendo la patente del sessista e del misogino. Una delle tante. Ma sinceramente non mi importa proprio. Sono cresciuto abbastanza per capire che ciascuno è responsabile dei propri atti, che dopo gli atti ciascuno si becca gli applausi o gli schiaffi, perchè comunque è padrone delle proprie scelte e non sta in piedi che i successi siano sempre un proprio merito e gli sfondoni colpa di qualcun altro.

Questa mia stramba teoria, così fuori posto e fuori moda, fa chiaramente a cazzotti con la divisione manichea della nostra vita d’oggi, uomini impiastri, donne sempre sante e virtuose. Ma non capisco e non mi adeguo: sono cresciuto abbastanza anche per sapere che il sesso delle persone non c’entra nulla, che nel bene e nel male tutti sono capaci di tutto. Maschi e femmine, in questo senza alcuna differenza genetica.

Quanto alle due signore, due eminenze delle nostre università e dei nostri ospedali, rendano piuttosto conto loro per prime al supremo pianeta donna: con le proprie mosse non hanno reso un ottimo servizio alla causa. Per loro, come per i maschi degeneri, vale poi lo stesso protocollo: ammettere l’errore, pentirsi, redimersi. E alla fine arriva anche il perdono. Dopo. Prima, evitiamo almeno di frignare.

Un pensiero su “NO, NEMMENO LE DONNE SONO PERFETTE

  1. Renata dice:

    Da donna sono completamente d’accodo, è giusto che ognuno , uomo o donna che sia mantenga un atteggiamento maturo e professionale anche nelle sconfitte , negli sbagli e più ancora nelle colpevolezze.

    Sul caso Suarez avrei due cose da dire. Prima, sottolineare la natura dell’esame, ovvero esame orale causa corona virus(scelta che non comprendo, visto causa contagio e visto che tutte le università al mondo fanno esami scritti on line).
    Tutti noi conosciamo l’opinabilità di un esame orale. Quante volte si sono visti studenti fare scena muta ed ottenere un diciotto/sei(politico) o viceversa essere puramente antipatici al docente e dover ripetere l’esame? Quante lauree sono state regalate con questo metodo?
    Seconda, più tecnica. Un parlante spagnolo in un esame orale è già un A2, ovvero è in grado di comprendere e farsi capire senza aver quasi mai parlato italiano. Per lo stesso motivo noi italiani andiamo in Spagna e comunichiamo quasi senza problemi con gli spagnoli. Per raggiungere un B1 orale non ci vuole molto. La gravità a mio parere stava nei commenti irriverenti, stupidi ed immaturi che facevano i docenti esaminatori e “l’insegnante“del calciatore. L’unico che dovrebbe denunciare tutti dovrebbe essere il signor Suarez.

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